IC Avenza G. Menconi, scuola Da Vinci-Leopardi

Da Ötzi a domani: come cambiano il valore e la percezione del tatuaggio nel tempo e nella storia

IC Avenza G. Menconi, scuola Da Vinci-Leopardi

IC Avenza G. Menconi, scuola Da Vinci-Leopardi

Oggi i tatuaggi sono molto diffusi. Non sempre è stato così, tuttavia sappiamo che essi venivano usati in epoche antichissime. La prima testimonianza risale all’età del rame, infatti già sul corpo mummificato di Ötzi, il cacciatore ritrovato tra i ghiacci alpini, compaiono linee, croci e puntini tatuati, si ipotizza a scopo curativo, erano infatti in punti in cui probabilmente l’uomo avvertiva dolore.

Anche sulle mummie egizie sono stati ritrovati tatuati simboli che servivano a proteggere dalla morte o a favorire la fertilità e la maternità. Ci sono antiche testimonianze non solo in Europa e Africa, ma anche in Oceania, con l’importante tradizione dei Maori. Essi non sempre attribuivano un significato al simbolo disegnato, ma era significativa la posizione in cui si trovava, per esempio il moko è un tatuaggio fatto sul viso che simboleggia il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. I tatuaggi sul volto delle donne erano invece fatti a scopo decorativo, mentre i guerrieri si tatuavano le loro gesta o disegni che facevano risaltare i muscoli. In Europa fino al XIX secolo i tatuaggi avevano una connotazione negativa, poiché li avevano solo persone ai margini della società come prostitute, carcerati, i cosiddetti “selvaggi“ o anche i marinai, che si tatuavano ogni volta che raggiungevano un porto (oggi si dice che i tatuaggi portino fortuna se sono dispari perché un tempo i marinai che erano tornati a casa ne avevano sempre in numero dispari). Nell'Ottocento cambia però il modo in cui sono visti, perché diventano un segno di stile e raffinatezza, grazie ad un’élite britannica di funzionari e militari che avevano soggiornato in Oriente e si erano fatti tatuare.

Negli anni ’70 del ’900 iniziano a essere un simbolo di ribellione utilizzato da alcuni gruppi di giovani e diventano quindi un modo per distinguersi e opporsi alla normalità. Negli anni ’90 invece il tatuaggio diventa una moda e perde quindi il significato di ribellione che aveva in passato. Oggi moltissime persone sfoggiano i disegni più disparati, esibiti in ogni parte del corpo, ed è quasi una rarità trovare qualcuno che non sia tatuato, non solo tra chi appartiene al mondo dello spettacolo e dello sport, ma anche tra le persone comuni. In questo caso sembra quasi che il tatuaggio diventi un modo per omologarsi, al pari degli abiti alla moda e del taglio dei capelli. Ormai sono diffusi anche i tatuaggi sul collo; rimane forse realmente diverso, di opposizione, il tatuaggio estremo, che copre tutto il corpo.