NATALINO BENACCI
Cronaca

Il 25 aprile nelle foto. Mostra per l’anniversario con novanta scatti rari. Tra generosità e futuro

Taglio del nastro sabato a Pontremoli nel palazzo dell’ex tribunale. Resterà aperta fino all’11 maggio, poi sarà a disposizione delle scuole.

“Pontremoli: la lunga strada verso la Liberazione“ è il titolo della mostra fotografica realizzata dalla sezione dell’Anpi pontremolese con l’Istituto Storico della Resistenza Apuana per celebrare l’80esimo anniversario della fine dell’occupazione nazifascista e della Seconda Guerra Mondiale.

L’esposizione, che ha il patrocinio del Comune di Pontremoli, sarà allestita al primo piano del palazzo dell’ex tribunale in piazza della Repubblica: l’inaugurazione è fissata alle 11 di sabato 26 aprile, vigilia della ricorrenza della liberazione della città e resterà aperta fino all’11 maggio per essere poi messa a disposizione degli istituti scolastici. Un viaggio fotografico che non prende in esame solo i venti mesi dell’occupazione fra il settembre 1943 e l’aprile 1945, ma esamina anche i venti anni precedenti, dalla nascita del primo fascio di combattimento della provincia – a Pontremoli, appunto, il 13 novembre 1920 – alle manifestazioni della propaganda fascista come la della visita in città del ministro dell’educazione nazionale, Carlo Alberto Biggini, il 30 maggio 1943. Queste le sezioni nelle quali è organizzata la mostra: propaganda e oppressione; violenza ed eccidi; leggi razziali e persecuzioni; clero e resistenza; caduti per la pace e la libertà; bombardamenti e distruzioni; finalmente la Liberazione; partigiani sempre; ora e sempre Resistenza. Circa 90 foto d’epoca che mostrano le adunate fasciste, l’illusione del regime esplicitata in raduni e manifestazioni, la tragedia della guerra con l’eccidio di Ponticello dove furono fucilati cinque civili della SS. Annunziata, ma anche tante altre vittime innocenti della cieca violenza fascista e nazista. E poi le famiglie ebree residenti a Pontremoli, le discriminazioni e le persecuzioni, gli ordini d’arresto, la fuga in Svizzera per alcuni, l’arruolamento fra i partigiani per altri come nel caso del dottor Alessandro Drapchind.

Il ruolo del clero nella Resistenza, con il vescovo Sismondo in prima linea, ma anche figure di sacerdoti come don Marco Mori, don Quinto Barbieri, don Piero Lecchini e don Bruno Ghelfi. E quelli che non ce l’hanno fatta come monsignor Angelo Quiligotti o don Lino Baldini uccisi dai nazisti nell’estate 1944. Tanti i partigiani caduti per la Libertà, in particolare quelli del battaglione ’Picelli’ come Fermo Ognibene, Isidoro Frigau e Remo Moscatelli uccisi dai militi della X Mas a Succisa; o come Walter Tessieri catturato a Zeri e ucciso a Buto di Sesta Godano.

Senza dimenticare figure come Luciano Gianello, che dopo la Liberazione aveva continuano nella generosa attività di sminatore fino alla morte per lo scoppio di una grande quantità di esplosivo che stava facendo brillare nel greto del torrente Taverone ad Aulla, il 22 novembre 1945.