
Il caso del David proibito "Le riproduzioni? Sono arte E hanno un indotto virtuoso che dev’essere tutelato"
Fa tremare la sentenza del tribunale di Firenze che ha condannato la società editrice Condé Nast al pagamento di 50mila euro per aver pubblicato sul numero relativo ai mesi di luglio-agosto 2020, l’effige del David di Michelangelo modificata ricorrendo alla particolare tecnica della cartotecnica lenticolare. E fa tremare dal momento che il giudice Massimo Donnarumma è lo stesso che ha vietato alle Cave Michelangelo di Franco Barattini di riprodurre nel mondo dell’online la figura del David di Michelangelo.
"Se l’argomento non sarà affrontato con intelligenza – commenta il direttore dell’Accademia di belle arti, Luciano Massari – il rischio è che riprodurre l’immagine del David o di qualsiasi altra opera diventi un modo per fare cassetta. E una cosa simile per il territorio apuano e non solo sarebbe un danno gravissimo. Chi è che giudica se l’immagine crea danno, anche se è creativa? Chi è che giudica se l’immagine crea un danno di immagine al museo che contiene l’opera? Al contrario, per quanto mi riguarda penso che le riproduzioni per i musei siano una grossa pubblicità. Alcune come quelle che vengono fatte da noi sono frutto di un artigianato che è di altissima qualità. Parliamo di attività secolari. E questo a discapito delle realtà italiane, non credo che il governo voglia intraprendere cause nazionali o internazionali. E chi dice che l’uso che stanno facendo della Venere di Botticelli non sia dequalificante? Solo perché loro detengono il patrimonio in uso? Far pagare una tassa sull’utilizzo delle immagini – conclude Massari – non è fare cultura".
Sulla questione interviene anche Gino Angelo Lattanzi, ovvero il referente delle relazioni istituzionali della Cna di Massa Carrara, che è stata tra le prime associazioni a schierarsi a favore dell’azienda di Barattini. "La nostra sentenza deve ancora uscire, ma considerando che il giudice che ha condannato la casa editrice è lo stesso del nostro David la cosa innesca un po’ di preoccupazioni – spiega Gino Angelo Lattanzi – Bisogna capire quali sono gli effetti che potrà avere non soltanto per le riproduzioni in marmo, ma anche su tutta l’oggettistica, i souvenir e naturalmente il mondo della moda. Nella sentenza si parla nello specifico di uno spregio dell’immagine, ma invece quella della Venere di Botticelli apparsa sul sito del ministero, che cosa è? Se la situazione non viene chiarita in maniera trasparente si rischia di creare enormi danni al mondo del turismo che vive sulle riproduzioni, non solo all’economia apuana. Una questione altamente complessa, che non può essere affrontata all’interno di un’aula di tribunale".
Alessandra Poggi