Il castello di Lusuolo passa al Comune: "Mulazzo ottiene un traguardo importante"

Soddisfatta l’amministrazione. La proprietà era dello Stato: l’accordo firmato permetterà la valorizzazione dell’edificio altomedievale .

La proprietà del Castello di Lusuolo passa dallo Stato al Comune di Mulazzo. È stato firmato l’accordo di valorizzazione per l’edificio difensivo altomedievale costruito sull’asse viario tra la val di Magra e la val di Vara dal segretario regionale del Ministero della Cultura Giorgia Muratori, dalla direttrice dell’ Agenzia del Demanio (Direzione Toscana e Umbria) Raffaella Narni, dalla Soprintendente per le province di Lucca e Massa Carrara e Angela Acordon e dal sindaco Claudio Novoa. La firma dell’atto rappresenta la tappa più importante del procedimento di federalismo culturale, che si concluderà con il trasferimento del bene all’ente comunale.

"E’ un traguardo da tempo atteso - spiega il sindaco Novoa -. Ora il Castello di Lusuolo è del Comune di Mulazzo e dobbiamo fare in modo di ottenere finanziamenti per il completamento del restauro. Potremo anche studiare progetti cofinanziabili da qualche imprenditore per iniziative turistiche integrabili con quelle culturali del fortilizio. Vorremmo insediare all’interno un ecomuseo del territorio grazie ai fondi del Pnrr. che sarà anche la grande novità del 2025".

Il programma di valorizzazione presentato dal Comune di Mulazzo prevede la valorizzazione del castello come complesso per consolidare la sua funzione di contenitore, adatto ad una serie di manifestazioni e funzioni, in modo da essere parte attiva del tessuto culturale, politico ed economico del comune di Mulazzo, della valle della Magra e del territorio lunigianese. Il castello di Lusuolo apparteneva in origine al feudo di Corrado l’Antico, Marchese di Mulazzo, ma le strutture più antiche attualmente visibili si possono far risalire alla metà del XIV secolo, quando divenne la sede marchionale di un feudo autonomo che aveva come primo marchese Azone Malaspina e comprendeva Canossa, Tresana, Giovagallo, Riccò, Podenzana, Aulla, Bibola, Pallerone, Brina, Ponzano, Montedivalli, Gorasco, Beverino, Madrignano, Calice e Veppo. I marchesi Malaspina di Lusuolo, in mezzo alle rivalità tra Firenze, Genova e Milano per il controllo della Lunigiana e delle sommosse dei sudditi, cedettero il feudo e la Signoria ai Granduchi di Toscana. Il Castello venne quindi ampliato per opera dei fiorentini all’inizio del ‘600.

Il fortilizio domina un guado sul fiume Magra, attivo fino ai primi anni del ‘900, ed un tratto della valle dove le colline, stringendosi intorno al corso d’acqua, rendevano facile il controllo della Via Francigena. Le specifiche di progetto, contemplano al piano di accesso uffici, biblioteca-archivio, servizi, area caffè e ristoro, bookshop e parte della struttura museale, pensata ed organizzata su due livelli: uno fisico ed uno virtuale. Nel primo c’è la biblioteca, la mediateca, una sala conferenze, uno spazio per la visione o l’ascolto di audiovisivi e si sviluppa l’allestimento del Museo dell’emigrazione che propone il percorso della mostra "Gente di Toscana", con le storie di chi ebbe la necessità e il desiderio di partire verso terre lontane, arricchito da oggetti e documenti dell’epoca ed "animato" dalla proiezione di videdocumentari dal forte coinvolgimento emotivo.

Il secondo livello è invece costituito dal sito del museo, attraverso il quale sarà possibile la consultazione on-line delle informazioni e del materiale recuperato attraverso il lavoro di ricerca (testimonianze, lettere, fotografie, documenti che gli emigrati toscani hanno messo a disposizione del Museo e dei suoi utenti), vita quotidiana in Lunigiana tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo. Lo spazio sarà attivo anche come centro studi e ricerche, oltre ad ospitare e organizzare mostre temporanee, incontri, convegni, proiezioni, spettacoli, attività educative per promuovere la ricerca e l’approfondimento attorno ai luoghi della memoria.

Natalino Benacci