Il convegno Quale eredità per il Sessantotto

Grande interesse per l’iniziativa al Museo di San Giovanni con Giorgio Pagano e Alessandro Santagata codotta da Simone Galli

Il convegno Quale eredità per il Sessantotto

Grande interesse per l’iniziativa al Museo di San Giovanni con Giorgio Pagano e Alessandro Santagata codotta da Simone Galli

La discussione sul Sessantotto che si è svolta a Fivizzano, nella sala del Museo di San Giovanni degli Agostiniani, tra Giorgio Pagano, curatore del volume ’Tra utopia e realismo. Appunti sul Sessantotto’, e lo storico Alessandro Santagata, dell’Università di Padova, ha suscitato molto interesse e partecipazione. Dopo i saluti del sindaco Gianluigi Giannetti e l’introduzione di Carmine Mezzacappa, presidente dell’Associazione Dal libro alla solidarietà, Simone Galli ha condotto il dialogo, con domande sul Sessantotto ma non solo. Si è discusso di storie di vita, a partire da quelle raccontate da Pagano nel libro ’Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia e in provincia’, che Santagata ha definito "il più importante libro di storia glocale, cioè locale e globale insieme, pubblicato sul Sessantotto". Famiglia, infanzia, scuola, università, lavoro, studenti e operai, femminismo nascente e maschilismo ancora in auge, passioni politiche, analisi retrospettive e considerazioni su quel che resta di quegli anni.

Pagano e Santagata hanno convenuto sul fatto che il Sessantotto è stato sconfitto sul piano politico – anche se ci ha consegnato leggi ancora di enorme valore, come lo Statuto dei lavoratori, il divorzio e la riforma sanitaria – meno su quello socio-culturale. Ha cioè lasciato in eredità alcune grandi esperienze di massa come quella della disobbedienza all’autoritarismo e quella della partecipazione, per dare nuova linfa alla democrazia. ’Tra utopia e realismo. Appunti sul Sessantotto’ è un libro che riflette su questa eredità. "E’ un vivacissimo caleidoscopio – ha concluso Santagata – ricco non solo delle memorie dei protagonisti, come Guido Viale o Luisa Passerini, ma anche delle riflessioni di storici e filosofi di grande spessore, come Marcello Flores, Alfonso Maurizio Jacono e tanti altri". "Ha ancora senso parlare di Sessantotto – queste le ultime parole di Galli – perché in un mondo sempre più disumanizzato l’approccio umanistico di quegli anni ci parla ancora".