NATALINO BENACCI
Cronaca

Il dramma dei soldati nella campagna di Russia

Più di novanta i militari lunigianesi che non tornarono dalla spedizione . del 1941. Settantadue da Pontremoli e altri ventitrè da Zeri. Ecco le loro storie .

di Natalino Benacci

Sono 72 i militari pontremolesi, in grande maggioranza Alpini, che non rientrarono dalla Campagna di Russia. Caduti in combattimento, dispersi durante il dramma della ritirata dal fronte del Don, morti di stenti o di malattia nei campi di prigionia.Il 10 luglio 1941 partiva il Corpo di Spedizione Italiano in Russia, 62.000 uomini inviati da Mussolini a combattere a fianco dell’esercito tedesco di Hitler. E un anno dopo veniva organizzata l’Armata Italiana in Russia (Armir): 229.000 uomini al comando del generale Italo Gariboldi. I due terzi di loro non tornarono. Tra questi anche i soldati pontremolesi alla cui memoria il 19 maggio 1957 venne affissa una lapide sul palazzo comunale per iniziativa dell’Unione Reduci dell’Alta Lunigiana. L’elenco aggiornato sulla base dei nuovi dati resi disponibili dagli archivi nazionali è ora pubblicato sul volume "Pietre di Libertà", di recente pubblicato dall’Istituto Storico della Resistenza Apuana con le sezioni Anpi di Pontremoli e Zeri per riscoprire e conoscere cippi, lapidi e monumenti eretti nel dopoguerra per ricordare. Fino ad oggi l’elenco, pubblicato per la prima volta nel 1980 da Valerio Bianchinotti, comprendeva un numero inferiore di militari. Nuovi nomi sono stati aggiunti. A questi vanno affiancati altri 23 del territorio comunale di Zeri, anch’essi riportati nel libro e ricordati in alcune lapidi a Patigno, Rossano e Bosco.Scorrendo gli elenchi si scopre l’età, il luogo di residenza, la data presunta nella quale il militare fu ucciso o venne dato per disperso. Le frazioni di Pontremoli ci sono quasi tutte.Nel comune di Zeri è la piccola frazione di Bosco di Rossano ad aver pagato il prezzo più alto in termini di propri figli che non hanno fatto ritorno: sono 4, tutti con lo stesso cognome (Menoni ) e tutti arruolati come Alpini e quasi coetanei, tra i 23 e i 24 anni. Nel caso di morte durante la prigionia si trova anche l’indicazione del campo, utile per ricostruire la collocazione geografica dei luoghi dove i nostri soldati vennero detenuti per lunghi mesi.

Scorrono nomi come Tambov, Uciostoie, Oranki, Nekrilovo, Pakta Aral, Lugansk, Aleksin,Pizalij, NowoPostojalowka, Tiomnikov, località lontane migliaia di chilometri dalle quali coloro che sopravvissero rientrarono anche dopo anni a guerra finita. I più giovani Marino Ghelfi di Succisa, Germano Vincenti di Arzelato e Emilio Zuccarelli di Cervara, così come di Cervara è il più anziano del gruppo, Lorenzo Iardoni di 33 anni. Ma il primo a cadere fu Alfredo Arrighi, morto il 21 agosto 1942 sul fronte del Don in occasione della prima grande controffensiva organizzata dalle truppe sovietiche.