
Il dramma dell’infibulazione "Donne ferite nell’anima" Il racconto della ginecologa
E’ stato molto interessante il dibattito svoltosi venerdì pomeriggio nelle stanze del Teatro Guglielmi a Massa. Il tema non era facile (“L’infibulazione e il problema delle mutilazioni genitali femminili“) ma purtroppo non è più una realtà limitata a ragazze che vivono in quella parte dell’Africa influenzata profondamente dalla religione islamica. Ormai riguarda anche l’Italia e la provincia apuana. Basta pensare ai dati emersi nell’incontro:si calcola siano almeno 57mila le donne che vivono nel nostro paese e hanno subito questa mutilazione e 2.700 quelle che sono in Toscana. E sono decine (minimo) coloro che abitano nella nostra provincia. Bastava sentire il racconto di Patrizia Monteleone, ginecologa specializzata in endocrinologia, che ha descritto la sua esperienza, in ospedale, con una giovane venuta dal Ghana che vive da tempo in provincia di Massa. "All’inizio non voleva nemmeno essere toccata - ha detto - . Per parlare e curare queste donne, sia sotto l’aspetto fisico che psicologico, bisogna conquistare la loro fiducia. Poi si aprono e solo dopo imparano a conoscere il loro corpo". Insieme a lei venerdì c’erano Roberto Marrai, primario di ginecologia a Massa, Ghanou Babali, coordinatore del centro antiviolenza ed Eleonora Cantoni, della commissione regionale pari opportunità. Particolare importante. A chiudere il dibattito è stata l’onorevole Stefania Pucciarelli, della commissione parlamentare diritti umani. A distanza era presente anche Evelyn Bruges, produttrice e distributrice del film “Il fiore del deserto“. A coordinare gli oratori, ad intervistarli e a stimolare il pubblico a fare domande, c’era e il giornalista del nostro giornale Andrea Luparia. Sollecitati dal moderatore, Eleonora Cantoni ha ricordato che la Regione Toscana sta elaborando una carta dove si affronta anche questo tema, Roberto Marrai ha spiegato dettagliatamente cosa devono subire le donne che subiscono questa mutilazione (con operazioni quasi sempre fatte in casa da altre donne, più anziane, con strumenti improvvisati e spesso non sanificati), e Ghanou Babali, nata in Marocco, di religione islamica ma da tempo residente a Carrara, ha detto che l’infibulazione è praticata soprattutto nei paesi africani sotto il Sahara, molto meno nei paesi arabi. E che si tratta di una cultura locale, perchè questa pratica non è imposta dal Corano.
Infine Stefania Pucciarelli, dopo aver ricordato che non si può parlare di una cultura locale ma di una sottocultura, ha ringraziato i partecipanti: "Come commissione parlamentare presenteremo un disegno di legge ma non avevamo pensato all’aspetto medico, solo a quello culturale, sociale e psicologico. Invece questo dibattito mi ha fatto capire la necessità di ascoltare anche i medici".