Il giudice ha deciso . La Cgil non deve soldi al legale Claudio Lalli: "Giustizia è stata fatta"

L’accordo tra il legale con un ex segretario della Camera del lavoro non ha valore perché il rappresentante non aveva l’autorità per farlo. Il denaro, 250 milioni di lire, sarebbero serviti per la sede di Carrara.

Il giudice ha deciso . La Cgil non deve soldi al legale Claudio Lalli: "Giustizia è stata fatta"

Il giudice ha deciso . La Cgil non deve soldi al legale Claudio Lalli: "Giustizia è stata fatta"

La Cgil non deve 250 milioni di vecchie lire al legale Claudio Lalli perché il documento che il professionista aveva in mano non ha valore. La sentenza è stata pronunciata dal giudice del tribunale di Massa, Ilario Ottobrino, che ha accolto l’istanza del sindacato contro il decreto ingiuntivo del legale. A esultare è il segretario provinciale del sindacato, Nicola Del Vecchio: "In piena pandemia Covid, nell’agosto del 2020, il legale Lalli decise di agire contro la Cgil. Lo fece nel modo peggiore possibile, chiedendo addirittura il rilascio di un decreto ingiuntivo su un documento firmato da un ex segretario della Camera del Lavoro, con cui la Cgil stessa era stata vittoriosamente in lite e da cui ancora oggi riscuote il conseguente credito vantato. Un documento che riporta una data risalente ad un momento in cui questo signore era ancora segretario".

"Un documento in cui questo signore prometteva, per conto della Cgil, la restituzione al legale Lalli di 250 milioni di vecchie lire che questi avrebbe prestato alla Cgil. Ottenuto il decreto ingiuntivo, l’avvocato Lalli lo notificò alla Cgil il primo settembre - attendendo cioè la cessazione della sospensione feriale dei termini - così da costringere il sindacato ad approntare tutte le proprie difese in non più del ristretto termine dei 40 giorni di legge per l’opposizione ed oltretutto nel delicato momento del rientro dalle ferie ed in piena pandemia".

"La Cgil – prosegue –, malgrado questi strumenti tattici, si è difesa con forza e convinzione. Ha eccepito e richiesto che venisse dichiarato: che Lalli non avesse mai prestato un euro alla Cgil e che comunque il soggetto firmatario non avesse alcun potere di pattuire un prestito del genere con l’avvocato Lalli non avendo legittimazione a impegnare il sindacato in simile obbligazione; che in ogni caso il credito non potesse che intendersi prescritto".

"Lunedì il tribunale ha deciso la controversia con sentenza. Ha stabilito: che la Cgil ha in effetti raggiunto la prova che quel documento non ha valore perché il soggetto firmatario non aveva effettivamente alcun potere di sottoscrivere un simile atto impegnando il sindacato in simile obbligazione; che in ogni caso, persino dove fosse stato effettivamente esistente il prestito, il diritto alla restituzione non potesse che intendersi prescritto". Del Vecchio prosegue: "Ancora una volta il sindacato ha l’occasione concreta, vissuta sulla propria stessa pelle, di ribadire, come sempre ha fatto, che la fiducia nella giustizia è sempre ben riposta".

Il sindacalista si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa, rimasto lì per molto tempo: "In passato – spiega Del Vecchio – l’avvocato Lalli ha affermato di non riconoscermi come sindacalista, ma solo come abile podista. Giudicarmi come sindacalista non spetta certo a me, ma una cosa mi sento di ribadirla oggi, con ancora più determinazione: a differenza sua il sindacato le lavoratrici e i lavoratori li difende" conclude il segretario provinciale.