"E’ davvero necessario spendere tutto questo denaro pubblico in progetti così faraonici, quando, per ottenere combustibile dai rifiuti Css, sarebbe sufficiente riattivare ErreErre? Ma è la seconda ancora più inquietante: perché ErreErre è stata fatta fallire?". A sollevare questi interrogativi è Alessandro Nicodemi, dottore in ingegneria Industriale, membro del Consiglio di amministrazione di Cermec spa dal 1997 al 2007 e del Cda di ErreErre spa dal 2007al 2010, che interviene così sul piano industriale da oltre 26 milioni di euro della società consortile che prevede di trasformare l’impianto Cermec in un biodigestore con produzione di biometano e su quello da oltre 7 milioni di euro, con finanziamento richiesto a valere sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, che prevede di riacquistare i capannoni dismessi della ErreErre, fallita nel 2011 e qui realizzare una piattaforma per carta e multimateriale. Secondo Nicodemi la vicenda di ErreErre dovrebbe essere riletta alla luce delle sentenze del tribunale di Massa, "un’azienda – scrive – mandata al fallimento dall’allora presidente Ugo Bosetti, in quel tempo anche presidente di Cermec Spa, dopo l’epurazione del vecchio Cda d cui facevo parte che aveva realizzato e portato in produzione la ErreErre Spa, prima azienda in Italia a produrre Css ed aquisirne tutte le autorizzazioni ovvero: l’avvio delle prove tecniche, collaudo, gestione e nulla osta all’esercizio".
Nicodemi ribadisce che non corrisponde a realtà il fatto che l’impianto non sia mai entrato in funzione né avrebbe potuto farlo: "A sostenerlo non è il sottoscritto, ma la sentenza con cui il giudice del tribunale di Massa, il 30 ottobre 2018, assolveva nove dei dieci imputati rimasti nel processo relativo ai rapporti tra ErreErre e Delca (il decimo assolto in secondo grado). In questo documento la verità storica viene finalmente ripristinata, poiché il magistrato afferma con chiarezza che ErreErre non solo era funzionante quasi 12 ore al giorno per produrre combustibile derivato da rifiuti di qualità CDR-Q, ‘oggi meglio classificato con la terminologia CSS-combustibile solido secondario-D.Lgs.2052010’, come si evince dalla sentenza, ma occupava dipendenti distaccati da Delca e Cermec, ‘che facevano due turni per coprire l’intera giornata. Tali dipendenti erano insufficienti sicché si era pure ricorsi all’utilizzo di dipendenti di una cooperativa’. Anche la tesi secondo la quale ErreErre, pur volendolo, non avrebbe potuto entrare in funzione perché sprovvista di impianto di alimentazione viene smentita. Infatti, dalla sentenza si evince che, non essendo più disponibile la cabina MT in cemento armato di competenza del Cermec, ‘era stato necessario individuare un nuovo punto di prelievo e progettare una nuova cabina’, ovvero quella che venne utilizzata e si trova ancora oggi all’interno dell’area di pertinenza di ErreErre, insieme all’impianto di produzione del CSS, uffici, servizi, resedi perimetrali, attrezzature e macchinari".
Un impianto che funzionava e potrebbe ancora funzionare per produrre quel combustibile che oggi è invece al centro dei programmi sui rifiuti della Regione Toscana. Impianto che invece viene messo all’asta, incalza Nicodemi, a valori irrisori: "Stimato tra i 4 ed i 5 milioni, finito all’asta per 1.775.495 euro. Ancora più bizzarro il fatto che i trituratori presenti, del valore complessivo di oltre 2 milioni di euro sembra siano stati venduti per cifre irrisorie".