ALESSANDRA POGGI
Cronaca

Il mestiere del dottore: "Cambiò tutto dal Covid"

Angelo Bianco ospite della 7 ’In altre parole’ condotto da Massimo Gramellini

Il dottor Angelo Bianco ospite del format televisivo della 7 ‘In altre parole’ condotto da Massimo Gramellini. Il chirurgo dell’ospedale Sant’Andrea di Spezia ma residente con la moglie e i tre figli a Carrara, sabato sera era in tv per parlare di come sia cambiato il rapporto medico paziente, in particolare dopo il Covid. L’occasione è stata il libro autobiografico scritto dal medico originario di Acri e intitolato ‘Le nuvole non hanno forma’. Bianco ha raccontato a Gramellini come è nata la sua passione per la medicina, ma anche le difficoltà che oggi incontrano i medici confrontandosi con i pazienti.

Ha parlato di come essi arrivino già preparati alle visite, con tanto di diagnosi del dottor Google e di come a volte sia difficile convincerli del contrario facendo venire meno quel rapporto di fiducia tra medico e paziente. Non poteva mancare un passaggio sulle aggressioni a medici e infermieri, che dopo il Covid si stanno verificando sempre più spesso. Uno scetticismo con cui Bianco ha detto di trovarsi spesso a confronto. Il dottor Bianco ha anche parlato della mancanza di una mancanza di tutela legale per i medici, dove chi sbaglia paga di tasca propria.

Una mancanza di tutela che come ha spiegato Bianco costringe i medici a prescrivere centinai di esami inutili a loro garanzia, ma con un peso economico non indifferente sul sistema sanitario nazionale. Non sono mancati gli episodi legati alla sua infanzia ad Acri, quando ancora adolescente il padre era ipocondriaco e stava immediatamente meglio dopo aver parlato con il medico di famiglia, don Francesco.

"Ogni volta che succedeva mi chiudevo in bagno e guardandomi allo specchio mi chiedevo come c’è riuscito, come ha fatto a farlo stare bene? – ha detto Bianco alle telecamere della 7 a proposito del padre –. E questo secondo me e quello che deve fare un medico, far stare bene il suo paziente. Se sono diventato medico lo devo a don Francesco". "Sono cambiati i pazienti, sono diventati scettici della nostra cultura medica e diventati cultori della loro materia. I pazienti arrivano in pronto soccorso e in corsia con la diagnosi già preconfezionata – ha raccontato ancora Bianchi a Gramellini –. Loro si esprimono con una terminologia precisa. Un tempo quando si andava a visitare un paziente si diceva dove ti fa male? Ora usano una terminologia esatta. Loro hanno già studiato, hanno letto, sanno già tutto e quindi il medico parte uno a zero per loro. Quando cerco di arrivare a fargli capire che ne so quanto loro e già un buon risultato, ma poi devo cercare di vincere la partita e far capire che ne so più di loro, e non è sempre facile perché a domanda loro sanno già la risposta. La morte poi non è più considerata un evento possibile – ha concluso Bianco –, è considerata un errore, devo sempre spiegare che di fronte a una patologia oncologica grave devo dare la possibilità di morire al paziente, e in questo caso l’impossibilità diventa causa legale".

Alessandra Poggi