Il paese che non vuole morire. Un festival fra teatro, musica e arte per illuminare le 80 anime di Vinca

Fra le vette delle Apuane c’è un borgo che ha sconfitto gli orrori della guerra e che guarda al futuro. Due soli bambini, una bottega sempre aperta e un antico forno a legna che profuma le strade di pane

Un momento della commemorazione dell’80° anniversario della strage di Vinca, in cui morirono 174 persone

Un momento della commemorazione dell’80° anniversario della strage di Vinca, in cui morirono 174 persone

Vinca (Massa Carrara), 28 agosto 2024 – Si sono arrampicati in 500, per tre giorni, fino a Vinca, lungo la strada sospesa sul torrente Lucido che finisce proprio lì, nel paese all’ombra di tre fra le vette più alte delle Alpi Apuane dove 80 anni fa le SS di Walter Reder e i fascisti della Brigata Nera di Apuania cancellarono 174 vite. Per tre giorni uccisero con una ferocia ignota anche alle bestie. Bambini, anziani, donne, violarono, incendiarono, distrussero, facendosi accompagnare dal suono di un organetto. Ma 80 anni dopo un altro organetto con la sua musica ha portato vita nel paese di Vinca per sempre segnato dalla strage 24 agosto 1944.

Una musica rinata dal dolore metabolizzato attraverso l’arte e un’ideale di pace. Una musica che si è fatta progetto, ha chiamato a Vinca decine di giovani, ha intrecciato legami con gli 80 vinchesi, dei 1.200 di allora, rimasti a vivere all’ombra delle montagne. Due soli bambini in paese, una bottega sempre aperta e il suo antico forno a legna che profuma del mitico pane che ne esce ogni giorno. «Chiudo solo il pomeriggio di Natale», conferma Andreina Quartieri, che la gestisce da quarant’anni. Da sola, un telefono fisso per fare gli ordini perché qui i cellulari non prendono e a lei la tecnologia non serve.

’Vincanta. La memoria che resiste’ si chiama il festival che fa parte del progetto: per cinque mesi ha portato nel borgo semi abbandonato decine di giovani artisti, e qualche centinaio di spettatori nei tre giorni di spettacolo che hanno preceduto la commemorazione ufficiale dell’80° anniversario della strage. Assente il Governo, «neppure un sottosegretario si sono degnati di inviare. Una cosa che si commenta da sola», ha sottolineato l’assessora regionale Alessandra Nardini. Ma il festival è solo una parte del progetto di rinascita del paese che ha cominciato a rendere concreto un anno fa Michelangelo Ricci, poeta, musicista, drammaturgo e regista, fondatore della compagnia del Teatro dell’Assedio, per sei anni ha collaborato con il Premio Tenco, per quattro direttore artistico del festival Effetto Venezia di Livorno.

“Vinca una comunità d’arte per una cultura di pace” è il titolo della campagna crowdfunding, aperta sul sito www.produzionionidalbasso.com, che sintetizza il senso del progetto: «Far rivivere il paese attraverso azioni artistiche, sociali e culturali» spiega, costruendo un centro creativo e culturale permanente, «un luogo aperto e vitale in cui la partecipazione orizzontale e la creazione condivisa siano motore di rigenerazione sociale ed economica per un paese dimenticato da ottant’anni». Come? «Con il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà: questo che ci deve guidare. Io so quanto trasforma l’arte e il coraggio di farla, so che devi condividere e se condividi comincia a funzionare» dice sorridendo, forte di quattro decenni quarant’anni di laboratori teatrali, spettacoli, festival, musica e poesia, che prima lo hanno allontanato dalla Lunigiana dove è cresciuto per 14 anni e poi lo hanno fatto tornare.

Emanuela Rosi