Il Parco sospende il lavoro in cava. Ora è battaglia legale davanti al Tar

Due ordinanze avevano fermato ’La Gioia’ e ’Onymar Quaries’ lo scorso autunno

Il Parco sospende il lavoro in cava. Ora è battaglia legale davanti al Tar

Il Parco sospende il lavoro in cava. Ora è battaglia legale davanti al Tar

Altre due battaglie legali nel settore del lapideo davanti al Tribunale amministrativo regionale di Firenze. Stavolta il diretto contendente delle aziende è il Parco delle Alpi Apuane e al centro del contenzioso ci sono due ordinanze di sospensione dei lavori e ripristino emesse lo scorso autunno che riguardano sia lavorazioni effettuate sui versanti apuani sia aziende con sede in provincia, ma che operano sul fronte lucchese. La prima è quella presentata dalla società Escavazione La Gioia Srl, con sede a Carrara, per la cava Cattani Lisciata nella zona del Solco di Equi e Fivizzano. Nel mirino dell’ordinanza di ottobre sono finiti i lavori di asfaltatura della strada di accesso alla cava in assenza del nulla osta del Parco.

L’informativa dei Guardiaparco evidenziava che erano stati realizzati "lavori di asfaltatura lungo la strada sterrata che percorre il Solco d’Equi e conduce alla cava Cattani-Lisciata, senza autorizzazioni edilizie e paesaggistiche, neppure il Nulla Osta e la Pronuncia di Valutazione d’Incidenza del Parco". Si tratta un’asfaltatura di circa 300 metri per 4 di larghezza media, dalla prima galleria che si incontra salendo fino a monte di quella successiva. Eseguiti da un’impresa terza ma per conto e commissione, sostengono i Guardiaparco, del concessionario di cava. Avrebbero anche accertato "lo scarico di materiale terrigeno misto a rocce nel versante sottostante la strada, nei pressi della cappellina nota come ‘Madonna del cavatore’, che ha in parte raggiunto il letto del torrente Solco d’Equi". Così era scattata l’ordinanza di sospensione dei lavori e ripristino dell’area.

La seconda ordinanza era invece rivolta alla società Onymar Quarries Srl, sede a Carrara, per le lavorazioni alle cave Campo dell’Indo a Vagli Sotto, "in difformità dalla Pronuncia di Compatibilità Ambientale e dal Nulla osta del Parco". Anche in questo caso l’ordinanza era sostenuta da un’informativa del Comando Guardiaparco: "al momento del sopralluogo, in cava erano appena terminati un taglio al monte, sul lato SE della cava ed una riquadratura blocchi utilizzando acqua di raffreddamento; non erano in atto precipitazioni meteorologiche e nel piazzale principale è stata osservata abbondanza di acqua e fango". Una situzione, sostengono, causata dalla non corretta gestione delle acque di lavorazione che risultavano essere "disperse nell’intero piazzale in assenza di canalette o rieste intorno alle aree di taglio e riquadratura e, in modo casuale nonostante la leggera pendenza del piazzale, raggiungevano solo parzialmente una vasca di raccolta senza che risultasse essere correttamente collegata ad una pompa di aspirazione e successivo filtraggio tramite sacchi (big bag) per trattenere la marmettola".