Il pastore, un mestiere per giovani: "Ma qui non è il mondo delle fiabe"

Licciana Nardi, l’avventura della transumanza nel racconto di Giancarlo Boschetti rientrato dopo la stagione "Ho trascorso alcuni mesi sul monte Nevert a 1680 metri d’altezza. Questo lavoro è duro, serve passione".

Il pastore, un mestiere per giovani: "Ma qui non è il mondo delle fiabe"

Il pastore, un mestiere per giovani: "Ma qui non è il mondo delle fiabe"

LICCIANA NARDI

E’ partito lo scorso 3 luglio dal borgo di Tavernelle, ha fatto ritorno a casa mercoledì il pastore Giancarlo Boschetti, dopo aver trascorso la buona stagione sul Monte Navert, 1680 metri d’altezza, dormendo in una roulotte al seguito del proprio gregge formato da oltre 200 pecore di razza massese.

"Sul Navert, sono giunto a piedi con pecore, capre e cani al seguito – spiega – In parte seguendo la strada del Lagastrello e quindi attraverso gli antichi tratturi del Passo della Colla. Dormo in una roulotte, mungo, preparo il formaggio, le ricotte e resto tutto il giorno con le pecore spostandole di balza in balza. Come è andata la stagione quest’anno, problemi con i lupi? "A differenza degli scorsi anni, quest’estate di lupi nessuna traccia – racconta – L’unico inconveniente lo smarrimento di una pecora, ritrovata però ancora viva e in buona salute dopo 12 giorni, fortuna che non è finita nelle grinfie dei predatori". Rimane sempre in alta montagna tutta l’estate? "No, a fine agosto mi porto a Selola, in Comune di Monchio delle Corti, presso un grande casolare di pietra fatto costruire nel 1854 dal generale Rinaldi. Un podere di 54 ettari, la maggior parte a bosco – rivela – Davanti alla struttura s’estende un immenso prato di 10 ettari. La notte nella stalla ricovero le pecore che devono partorire, le altre restano all’aperto protette da una recinzione elettrificata. Dopo il 10 settembre fino al ritorno a casa sono nati 50 agnelli. In questa zona, a fare l’alpeggio siamo rimasti io e un altro pastore, Ettore Rio, che ha mille pecore di razza cornigliese".

Il sapore del formaggio,è differente, dipendentemente da dove le pecore pascolano... "Certamente, e questo in funzione – precisa Boschetti – dal tipo di essenze vegetali che gli animali brucano".

Consiglierebbe la sua professione ai giovani d’oggi? "Una bella domanda – sospira il pastore – questo mestiere non è uno scherzo, bisogna esserci nati. Anche mia moglie, Claudia Fortini, che lavora poi il latte e vende i prodotti nello spaccio di Tavernelle, viene da una famiglia di pastori.Devo dire in verità che molti ragazzi ci aiutano, sono desiderosi di imparare e vengono quassù alla transumanza. Sono volenterosi e interessati, però alle prime difficoltà, vanno in crisi… Del resto dal primo momento dico sempre loro: il mondo reale della vita del pastore è questo e bisogna conviverci. Se cercate il “mondo delle favole“ allora restate a casa e accendete la televisione".

Roberto Oligeri