Fra le opere d’arte esposte attualmente al Museo Diocesano, provenienti da varie parrocchie del territorio in occasione del Giubileo, merita un capitolo a sé la storia che racchiude l’antica tela raffigurante San Giacomo che s’inginocchia all’elevazione in cielo di Gesù, custodita nella chiesa di Cotto. Cotto, borgata popolata da una manciata d’anime nell’Alta Valle del Rosaro, in Comune di Fivizzano, è famosa per la chiesa parrocchiale caratterizzata da una grande cupola. Fu don Giacomo Martinelli, parroco di fine ’800 e persona ricca di risorse, a pubblicizzare l’iniziativa di edificare la nuova chiesa di Cotto sia su riviste cattoliche che chiedendo fondi ai compaesani emigrati all’estero (in Francia, in America, in Argentina). Le risorse non tardarono ad arrivare e don Martinelli incaricò l’ingegnere Carlo Tonelli, primo valorizzatore delle Terme di Equi, nell’eseguire il progetto per la costruzione del nuovo tempio. Il professionista propose la costruzione dell’edificio su pianta a croce latina e cupola estradossata; il progetto piacque subito ed è per questo se oggi la chiesa di Cotto, unica in Lunigiana dopo il Duomo di Pontremoli, può sfoggiare una cupola che ricorda quella di San Pietro a Roma. "Per il quadro di San Giacomo con la Resurrezione di Cristo dobbiamo ringraziare lo storico dell’arte Davide Pugnana – ci spiega Pierantonio Mariani, che assieme a Ornella Mondini rappresenta gli “angeli protettori“ di tante chiese dimenticate, sparse nelle nostre campagne – il quale, dopo averlo esaminato ridotto in condizioni miserevoli e intuitone il valore, ne propose alla comunità il restauro. Si tratterebbe di una tela risalente al Cinquecento – spiega Mariani – che è stata riportata a nuova vita dalla restauratrice Claudia Crocini. Il segreto che si cela dietro quest’opera d’arte? Venne donata dall’ultima imperatrice d’Austria al cardinale Alfonso Maria Mistrangelo". Le testimonianze orali succedutesi nel tempo, ricordano che fu Zita di Borbone, nata in provincia di Lucca ed andata in sposa a Carlo I d’Austria a donare quel quadro al cardinale Mistrangelo, già vescovo di Pontremoli, il quale a sua volta lo consegnò a don Marianelli per la chiesa di Cotto. Uno dei singolari casi che fanno definire la Lunigiana “area ciclonica“, terra di mezzo dove la piccola storia s’incontra con avvenimenti infinitamente più grandi. Chi l’avrebbe mai detto infatti che, nella chiesa di una sconosciuta realtà di montagna, si potesse trovare un’opera d’arte legata a Zita di Borbone, di Capezzano Pianore, ultima imperatrice d’Austria, regina di Boemia e regina Apostolica d’Ungheria, morta nel 1989 e sepolta a Vienna nella Cripta dei Capuccini, il Mausoleo degli Asburgo...
Roberto Oligeri