CRISTINA LORENZI
Cronaca

Il vero volto di Carlo Chelli Giannotti trova la fotografia dello scrittore ottocentesco

E’ l’autore dell’’Eredità Ferramonti’ da cui fu tratto il film con Antony Queen e Dominque Sanda. Nacque a Massa, ma svolse l’intera sua attività letteraria nella capitale: lavorò con D’Annunzio.

Il vero volto di Carlo Chelli Giannotti trova la fotografia dello scrittore ottocentesco

di Cristina Lorenzi

Per Pasolini era il più grande scrittore dopo Verga e prima di Svevo, Calvino pubblicò il suo capolavoro nei blasonati dell’Einaudi. La storia di Irene e Gregorio e l’eredità da spartire fra i fratelli Ferramonti fu un film cult del 1976. La penna era del massese Gaetano Carlo Chelli, nato in piazza Aranci nel 1847 e trasferito a Roma dove divenne parte attiva dei circoli letterari della capitale. Più noto a Roma che all’ombra delle Apuane, Chelli tuttavia non è stato del tutto dimenticato dalla sua città che nel 2004 gli dedicò un convegno, organizzato dal letterato e scrittore Paolo Giannotti cui partecipò gran parte del mondo accademico.

Un legame mai sopito per Giannotti che in questi anni si è dannato l’anima per trovare quanto più possibile di quel concittadino che tanta eco ebbe fuori di qui. La sua opera fu studiata dal critico Roberto Bigazzi che fu anche sceneggiatore del film che oltre a un cast eccezionale formato da Gigi Proietti, Antony Queen, Dominique Sanda, Adriana Asti per la regia di Mauro Bolognini, ebbe le musiche di Ennio Moricone e il riconoscimento di Cannes dove fu presentato.

In questi anni Giannotti non ha mai abbandonato la ricerca sul noto autore tanto che dopo aver curato i racconti pubblicati sull’Apuano, un bollettino per gli atti giudiziari e amministrativi della Provincia di Massa Carrara gestito da Chelli, si dedicò a ricerche e approfondimenti sul padre dei Ferramonti. Da qui il recupero dell’unica fotografia esistente di Chelli che Giannotti è riuscito ad avere dalla pronipote dello scrittore.

"Un reperto importante – dice Giannotti – che ci consente di vedere il volto di un grande autore e che potrà essere usata in ristampe dei suoi libri". A Roma Chelli lavorò come narratore su Cronaca bizantina, la rivista diretta da Angelo Sommaruga, poi da Gabriele D’Annunzio con cui ebbe un rapporto non semplice. "Non sa fare il direttore" sembra avesse detto Chelli con una bolla lapidaria sul Vate. Una fortuna alterna, l’oblio fino a che non lo scoprono Calvino e Pasolini che si innamorarono della prosa e dei personaggi e lo studio approfondito del critico Bigazzi che lo incorona fra i grandi della letteratura ottocentesca italiana. Tuttavia a parte gli studiosi, di Chelli si è sempre saputo poco. Lo stanno riscoprendo alcuni cultori locali come Laura Bonfigli e Alberto Borghini, a cui il nostro giornale dedicò un servizio sulle ricerche sugli studi fantastici. Infine l’accanimento di Giannotti che dopo il convegno a cura dell’Accademia dei rinnovati, ha scoperto le lettere di Chelli nell’Archivio milanese di Sommaruga nonché un altro epistolario e racconti inediti conservati nella biblioteca di Angelo Mai a Bergamo. "Tuttavia i figli di Chelli pare non avessero eredi – spiega Giannotti – per cui nessuno poteva darmi informazioni nuove. Fino a che per caso mi telefonò una pronipote, nipote del figlio Leopoldo, che sapeva che ero interessato alla figura dell’avo e voleva qualche notizia. Da lì la foto che è l’unico ritratto di Chelli".