Il Festival della cura adotta il modello della giustizia riparativa, che ha come obiettivo il rimedio al danno e alla sofferenza generata dal conflitto. L’ascolto, il teatro (con Shakespeare che diventa mediatore), il dialogo e infine le domande dei ragazzi degli Ipm e delle scuole a criminologi, magistrati docenti e operatori teatrali hanno condensato le tre giornate del Curae Festival. Un punto di vista capovolto ha reso più profonda l’analisi finale con gli interrogativi lanciati per spezzare la catena del male. La conferenza di chiusura nelle Stanze del Teatro della Rosa, è stata introdotta dal formatore Mario Schermi e Domenica Belrosso, direttrice dell’ Ipm di Pontremoli.
A rispondere alle domande provenienti dagli istituti minorili, c’erano Adolfo Ceretti (criminologo), Cristina Maggia (magistrato), Valentina Bonini (docente di diritto processuale penale), Lello Tedeschi (regista), Lorenzo Sciacca (mediatore), Francesca Calaminici (operatrice teatrale) Laura Iavarone (insegnante), Alessandra Mercantini (mediatrice) e operatori della giustizia minorile. Numerosa la platea tra cui il sindaco Jacopo Ferri, i magistrati Marcello Bortolato, Luca Villa, Daniela Verrina, Cosimo Ferri; i professori Lucio Camaldo (docente Diritto processuale penale), Susanna Vezzadini (sociologia della devianza e criminologia), Cristina Cavecchi e Margarete Rose (lingue e letterature straniere),Massimo Marino (critico teatrale e autore), Laura Iavarone (insegnante scuola superiore), il regista Paolo Billi, ideatore dell’evento. Poi Giuseppe Cacciapuoti (direttore generale del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità) con la collega Cira Stefanelli, Pietro Buffa (direttore formazione Ministero della giustizia) e Gabriele Bono (dirigente Cgm Toscana).
"Sono stati i ragazzi che hanno vissuto l’esperienza del teatro e della giustizia riparativa ad accompagnare gli adulti a riflettere e dialogare con loro – spiega Billi, che ha varato nel 2013 all’Ipm pontremolese il percorso artistico-formativo ‘Saran rose e fioriranno’ –. In fondo il senso profondo della giustizia minorile del Dpr44888 è proprio quello di pensare al minore indicato come l’autore dell’offesa e anche alla vittima come a soggetti attivi nel costruire un progetto che li riguarda".
E il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari ha chiuso annunciando una svolta per gli Ipm, contagiato dal modello Pontremoli. "Non più istituti chiusi e incapaci di costruire soluzioni, ma preparati a investire in risorse umane, in grado di attivare un’attenzione positiva verso i ragazzi e anche nei confronti di chi ha subito. Occorre rilanciare però anche i temi della responsabilità, anche quella degli adulti, e della capacità di rispettare il valore delle regole". Ostellari ha poi ringraziato la polizia penitenziaria e gli operatori della giustizia minorile per il lavoro svolto ogni giorno. Quindi la proposta di organizzare il prossimo anno un’altra edizione di Curae Festival.
Natalino Benacci