di Riccardo Jannello
Due appuntamenti in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne con protagoniste due artiste impegnate a far sì che la cultura del rispetto prenda finalmente il sopravvento. Oggi alle 18 Daniela Poggi e Mariella Nava saranno alle Stanze del Guglielmi per parlare a pubblico e autorità del loro spettacolo ’Figlio non sei più giglio’ (prodotto da Bottega Poggi e Global Thinking Foundation) che andrà in scena domani mattina alle 10.30 in teatro per le scuole e il pubblico che vorrà intervenire (ingresso gratuito su prenotazione). "Questo che io e Mariella chiamiamo melologo – spiega la Poggi – nasce con la volontà di raccontare la tragedia della violenza sulle donne dalla prospettiva di colei che ha generato un figlio maschio che poi si rivelerà un femminicida, tutt’altro di quello che avrebbe potuto immaginare. E quindi è il percorso della morte dell’anima, di una donna che si confronta con un’altra madre di un figlio più giovane e alla quale racconta come si possa fare per intuire i pericoli che si corrono e come affrontarli, cosa che lei non è riuscita a fare". Un percorso "potente ed emozionale", ma anche "scomodo perché scardina le certezze di donne e genitori" che è nelle corde di Daniela che personaggi scomodi ne ha interpretati e che spesso ha anteposto i propri sentimenti al successo, ma per i quali è stata ripagata ampiamente, come per la figura dell’esodata nel film di Ciro Formisano o col ’Pinocchio ecologico’ che sta parallelamente portando in scena. Quello che ’Figlio non sei più giglio’ vuole sottolineare è "la mancanza di rispetto dell’altro, l’incapacità di entrare nell’altrui interiorità, la mancanza di totale empatia che esiste nella società" e che "impedisce di guardarsi negli occhi e mettere in dubbio la propria posizione".
Ma che cosa spinge a forme di violenza che sembrano irrefrenabili? Che cosa fomenta l’orrore? La Poggi non ha dubbi: "La colpa è anche dello sdoganamento della volgarità, verbale e gestuale che si vede ovunque a partire dalla comunicazione, dalla tv, dalle immagini; anche da parte della politica e di tutta la società. Purtroppo è ormai appurato che si può dire o fare di tutto e nessuno paga e ciò permette alla persona più debole e frustrata, incacape di dare un senso alla propria vita, di ribellarsi con la violenza al proprio fallimento. E questo impedisce di mettersi in discussione, di cercare conforto nell’altro che sarebbe indispensabile nella nostra vita. La conoscenza e la crescita deve essere un cammino di tutti assieme, solo quello può portare alla fine della violenza verso le persone deboli, fragili, soprattutto donne". Ovvio che questa piramide di consapevolzza deve passare dalla famiglia, dalla necessità che il primo rispetto sia quello fra genitori e figli. "Dire dei no – sottolinea Daniela – fa crescere, forma la coscienza dei ragazzi; la madre che porto in scena pensa che il figlio sia immune da tutto e invece non sa insegnargli il rispetto". ’Figlio non sei più giglio’ sta girando l’Italia a mietere successi, ma come viene accolto? "La gente – racconta Poggi – rimane impietrita, emozionata; alla fine ci abbraccia e ringrazia per avere instillato dei piccoli semi di consapevolezza e posto dei dubbi".
Uno spettacolo che il Comune ha organizzato e voluto per le scuole e proprio "portarlo nelle scuole – dice Daniela – ne fa un fatto politico di denuncia di tutto quello che è accettato da un sistema che dovrebbe guardare dentro di sé perché ha accettato anche lo sdoganamento dell’istigazione violenta via social". Oggi e domani, dunque, partecipare all’incontro e allo spettacolo significa mettere un tassello alla coscienza di una società che dice no alla violenza.