All’istituto per il marmo Tacca, il docente Marco Ambrosini sta dando gli ultimi ritocchi alla statua, realizzata con il collega Marco Ravenna, che sarà inaugurata venerdì alle 10,30 nel parco Ugo La Malfa di Avenza, intitolata a Laura Zuccari, la donna morta nel downburst del 2022 per avere aiutato una senzatetto. Il problema è che non si sa come farla uscire dalla scuola. Da quando è stata demolita l’ala nuova, da quando i lavori di ricostruzione dell’edificio - che sarà a immagine e somiglianza di quello distrutto ma ecosostenibile, con nuove sale per mostre, laboratori e aule - si sono interrotti e dovranno essere ripresi da un’altra ditta, qui al Tacca è tutto un cantiere.
"Abbiamo chiesto alla Provincia di liberarci il passaggio in cortile, altrimenti non sappiamo da dove passare" spiegano Francesca Sandrini e Donatella Nardi, collaboratrici della dirigente Laura Zolesi. Senza contare che uno dei due laboratori di scultura è diventato magazzino dei gessi, che non hanno più un posto, e ce ne sono di importanti. Nel cortile c’è anche una vecchia monolama da dismettere, un pezzo storico di quando la scuola venne creata, a fine ‘800, dagli industriali del marmo. Nella scuola intanto fervono i preparativi per il mercatino natalizio del 16 dicembre. La responsabile Sara Simonini sta impacchettando gli oggetti, realizzati dai ragazzi, che verranno venduti lunedì in piazza Matteotti. Valentina Bellè sta lavorando a un tagliere. È una delle poche ragazze della scuola, frequenta la 4ª. È arrivata in 2ª, cambiando dal liceo artistico: "Prima non sapevo dell’esistenza di questa scuola. Qui si fanno più ore di laboratorio". Ha svolto uno stage di progettazione con autocad, non sa ancora cosa farà in futuro. Una volta usciti di qui, i ragazzi trovano subito impiego, la domanda di lavoro supera l’offerta. "Questa scuola risente di una nomea sbagliata, si dice che serva solo per un diploma, in realtà si studia, e quando esci le ditte ti vengono a cercare" dice Alessandro Franciosi nell’aula di informatica, nuova di zecca. Per il futuro è indeciso se continuare con l’Accademia o entrare in un laboratorio di marmo (suo il bozzetto della statua dedicata a Zuccari). Gabriele Biagini, ex studente del corso serale diventato docente, mi mostra i gioielli della scuola: la macchina a controllo numerico (acquistata coi fondi del Pnrr), la fresa a ponte, la tagliatrice a filo diamantato (comprata dalla Fondazione Marmo), il transpallet per trasportare i blocchi, la fresa a bandiera, i torni, le lucidatrici. Chiaro che per i ragazzi ci deve essere una divisa d’ordinanza: scarponi, cappa, occhiali antigraffio, otoprotettori, corso della sicurezza già dal primo anno, tutto offerto dalla scuola. Chiaro che non potrà mai essere una scuola dai grandi numeri. In tutto sono 55 studenti. Le classi sono accorpate. I ragazzi vanno seguiti, soprattutto quelli più piccoli, data la pericolosità dei macchinari. Quest’anno in prima-seconda per la prima volta ci sono quattro ragazze. E donna è anche il tecnico di laboratorio, Francesca Longo, che ha così realizzato un sogno dopo 22 anni di segreteria. Su un carrello, in attesa di essere restaurato, un San Francesco mandato dal Comune di Camaiore, che è una copia di quello in bronzo del Cantico delle Creature del cimitero di Staglieno, di Arturo Tomagnini.