Marina di Massa, 11 febbraio 2025 – A quasi due settimane dal disastro che ha visto la distruzione del pontile di Marina di Massa, a seguito della collisione con la nave Guang Rong, le associazioni ambientaliste locali non intendono rimanere più in silenzio e attendono risposte dalle autorità, Procura e Capitaneria. Si tratta di Apuane Libere, Legambiente Massa Montignoso, Italia Nostra, Wwf, Associazione Benetti e comitato Ugo Pisa. Nonostante le diverse missioni e sfumature, sono più unite che mai e determinate a far luce sulla vicenda e a ottenere azioni concrete per la protezione e la sicurezza ambientale. Di fronte alla nave e al pontile spezzato in due, i rappresentanti delle associazioni affermano di essere ormai stanchi di dover inseguire risposte che non arrivano e assistere alla distruzione del territorio.
“Abbiamo prove documentate, fotografie e video che dimostrano l’inquinamento, ma ancora nessuno è in grado di dirci con certezza e chiarezza cosa contiene il carico e quali rischi corre il nostro mare, il mare di Massa”, denuncia Ciro Monti di Apuane Libere. Le associazioni, indipendentemente dal nome, tutte insieme puntano il dito sulla gestione della nave. “Quella nave da quanto emerge non doveva neanche partire quella sera. Aveva problemi ai motori, cosa non nuova tra l’altro, e quindi chi ha dato il permesso da uscire dal porto per di più, in mezzo ad un’allerta? – chiede Maurizio De Lucia dell’Associazione Benetti –. Si pensa che il pericolo sia limitato solo alla perdita del gasolio, ma non è così. Nel carico ci sono idrocarburati, marmettola, lubrificanti e metalli pesanti: come si fa a stare fermi tutto questo tempo? Se non trattati correttamente rappresentano una minaccia per il nostro territorio”.
La mancanza di trasparenza è un altro problema che le associazioni non accettano arrivati a questo punto. “Non possiamo permettere che, come spesso accade, dopo l’emergenza iniziale l’attenzione si spenga senza soluzioni concrete – afferma Francesco Rossi di Legambiente Massa Montignoso –. Sono necessari un monitoraggio costante e un tavolo di confronto con enti locali ed economici”.
Anche secondo Giuditta Sborgi, del comitato Ugo Pisa, le attese sono troppe lunghe, ma “occorre riflettere su un altro punto importante ed è l’ampiamento del porto di Carrara. “Quella nave da li è partita. È evidente che qualcosa non andava e dobbiamo ripensare il rapporto tra sviluppo industriale, turismo e tutela ambientale. Forse è arrivato il momento di ripensare seriamente di fermare tutto questo progetto. Già così il porto ha fatto e continua a fare danni sul fronte dell’erosione della spiaggia”. Di fronte a tutte queste incertezze, le associazioni massesi sono unite, “solo così possiamo fare la diferenza”, e annunciano azioni concrete e decise se non otterranno la verità su quanto accaduto.