
L’intervista a Elena Lari
Dopo le spiegazioni del nostro maestro di giornalismo Michele Scuto, il compito in classe. Armati di telecamera, microfono e taccuino, abbiamo accolto in aula Elena Lari. A gruppi di tre, le abbiamo rivolto una miriade di domande. Le prime riguardavano il suo lavoro. Ci ha risposto che è molto soddisfatta di quello che fa perché è la sua passione e perché rientra nei suoi studi all’università di Pisa. Sull’attività al museo ci ha informato che prende le prenotazioni, narra la storia di Guadagnucci, illustra le sue opere, stacca i biglietti, organizza i laboratori insieme a Sarah Fontana e Andrea Ginocchi. Ci ha svelato che lei preferisce accompagnare i gruppi per approfondire la conoscenza delle opere.
Sulla sua vita ha risposto che abita a Bergiola, il suo cognome è Lari, il suo colore preferito è l’azzurro, si alza alle 7 per andare al lavoro, le piacciono i romanzi gialli e rosa e da piccola sognava di fare la parrucchiera, la fioraia, gestire una libreria.
Qual è la scultura più bella del museo Gigi Guadagnucci? "Germinazione perché ha massa e volume, ma anche tratti delicati e fini". Quale scultura ti dà tristezza? "Cane colpito, Brugiana mi suscita malinconia". Quale statua ti rende felice? "Passaggio di una meteora". Quale ti dà più rabbia? "Lavandaia, perché l’ho vista brutalizzata con spray, il naso rotto, il seno danneggiato".
Come giudichi questa classe? Sveglia, reattiva, preparata ed esuberante (qualcuno un po’ troppo), nelle ripetute visite al museo si è comportata bene.