Il cronometro dei 24 secondi che non funziona bene, alcune linee del campo poco visibili, i segnali di rimessa dalle panchine da apporre correttamente. L’ultima partita di basket alla Dogali (Legends contro Calcinaia) riporta all’attenzione lo stato degli impianti sportivi carraresi (almeno di quelli ancora funzionanti). Così la società del presidente Giorgio Benfatto si è presa anche una ammonizione dal giudice sportivo per "mancanza, rilevante irregolarità o guasto delle attrezzature obbligatorie" con l’invito a riparare e a "rendere bene visibili e distinguibili tutte le linee del campo e di apporre correttamente i segnali di rimessa dalle zone panchine".
Intorno al provvedimento la società ha chiesto all’organo federale chiarimenti per capire quali siano i reali problemi riscontrati dagli arbitri ed è in attesa di una risposta. "Alla Dogali sono già state giocate diverse partite di questo campionato senza che sia giunto alcun rilievo" sottolinea il ds gialloviola Giovanni Pennucci, ma i provvedimenti disciplinari del giudice sportivo riaccendono i riflettori sulle condizioni della Dogali, una buona palestra scolastica ma non una struttura idonea per competizioni agonistiche, che non sfugge al degrado che da decenni contraddistingue i luoghi dello sport carrarese.
Il primo impatto appena si arriva alla Dogali è la mancanza di un parcheggio (quando è stata costruita negli anni ’80 dell’800 era circondata da depositi di marmi) soffocata dalla urbanizzazione selvaggia. Poi si scopre che l’entrata è una anonima porticina protetta da una grata in ferro tipo carcere, e attraverso un angusto corridoio si è all’interno, praticamente già con i piedi in campo e magari con la partita in corso. E da quella porticina entrano tutti: atleti, arbitri, pubblico. Nata come caserma, la Dogali ha lasciato il posto ad una scuola mentre per anni il cortile interno è stato la struttura sportiva di primo piano della città, fino a metà degli anni ’70 quando viene costruito il palazzetto di Avenza.
All’interno basta un veloce colpo d’occhio per cogliere il contrasto tra le mura della caserma e la copertura installata per proteggere il campo dalle intemperie e anche la Dogali mostra tutti i suoi anni e l’adattamento di un cortile a campo di gioco è stata una evidente forzatura, oggi più di ieri. E poi ci sarebbero le uscite: quella lato mare è chiusa a chiave, quelle lato Sarzana portano nel corridoio della scuola ma poi il portone per raggiungere la strada è chiuso, mentre per i bagni del pubblico è meglio pensarci prima di uscire da casa.
Gli spogliatoi subiscono l’usura del tempo e il disinteresse di frequentatori poco attenti al bene pubblico, complice la mancanza di una vigilanza. Finiti i tempi in cui le strutture sportive erano custodite da dipendenti di palazzo civico che garantivano un minimo di controlli, la situazione si è sempre più deteriorata. Prima con le concessioni date alle società che in cambio di un corrispettivo, avrebbero dovuto provvedere alla pulizia e alle spese ordinarie, mentre le straordinarie restavano di competenza comunale. Poi sono arrivate le "chiavi per tutti": tolte le concessioni, ciascuna società ha le chiavi dell’impianto che utilizza, ma non c’e più nessun controllo e quando accade qualche cosa è impossibile risalire ai responsabili.
Maurizio Munda