La battaglia per l’articolo 21. Arrighi ’apre’ agli imprenditori: "Pronti al dialogo sull’applicazione"

La scelta del Comune di realizzare i progetti con gare pubbliche non è accettata dagli industriali "Stiamo parlando di soldi di tutti e quindi serve un iter trasparente. Aperti però a strade alternative".

La battaglia per l’articolo 21. Arrighi ’apre’ agli imprenditori: "Pronti al dialogo sull’applicazione"

La trattativa per l’articolo 21 del marmo è entrata nel vivo tra i suoi protagonisti: da una parte il Comune, dall’altra gli imprenditori del lapideo

L’amministrazione comunale, dopo il botta e risposta dai toni accesi tra la sindaca Serena Arrighi e l’industriale Eric Lucchetti, è disposta a’ rivedere’ le modalità con cui gli imprenditori potranno realizzare i progetti di pubblica utilità legati all’articolo 21 del marmo. Progetti che hanno già visto gli industriali passare dalle parole ai fatti con cinque ricorsi al Tar. L’amministrazione chiede che i progetti vengano realizzati con gare pubbliche, mentre gli industriali contestano le gare pubbliche perché vanno al ribasso.

Di ieri l’incontro pacificatore tra la sindaca Serena Arrighi e l’assessore ai Progetti speciali Moreno Lorenzini, che è stata l’occasione per illustrare il testo del nuovo disciplinare di attuazione dei progetti dell’articolo 21. Insomma con ieri si è aperta una trattativa. "Al momento della sottoscrizione delle convenzioni tutte le imprese escavatrici si sono impegnate non solo, come previsto dalla legge regionale 35 del 2015, a lavorare in loco almeno la metà del materiale estratto dalle nostre montagne, ma anche a realizzare progetti di interesse pubblico – ricorda la sindaca Serena Arrighi -. In cambio di questi interventi, come previsto dall’articolo 21 del regolamento comunale degli agri marmiferi, i concessionari hanno ottenuto la possibilità di continuare a coltivare le cave. Quando hanno firmato le convenzioni le imprese si sono quindi assunte precisi impegni che ora è venuto il momento di tradurre nella pratica. Prima di vedere in che modo farlo credo tuttavia sia bene ricordare una volta di più quale sia la ratio di questa norma e come non si possa ridurre l’intera vicenda a una mera questione economica".

"I soldi che le imprese sono chiamate a investire sul territorio appartengono di fatto già alla collettività carrarese - aggiunge Arrighi -. Sono una conditio sine qua non perché le imprese si vedano prorogato il proprio periodo transitorio. A questo si aggiunga poi che i progetti che si vogliono andare a realizzare sono stati scelti e sviluppati direttamente dalle imprese stesse, mentre il Comune ha dovuto solamente sancirne l’ammissibilità. Di fronte a questa situazione la scelta di seguire la disciplina del codice degli appalti pubblici è dettata dal fatto che di soldi pubblici stiamo parlando e per questo riteniamo sia necessario rendere tutto l’iter il più trasparente possibile a tutela di risorse della collettività. Siamo convinti che questa sia la soluzione migliore, restiamo comunque aperti a discutere anche la possibilità di percorrere strade alternative".