L’8 febbraio di 80 anni fa, nell’ultimo bombardamento degli alleati su Massa, alla Conca persero la vita 6 civili, tra cui due ragazzi di 15 e 20 anni. Massa conserva ancora intatta quella ferita che squarcia ancora oggi il suo centro storico: uno spazio vuoto tra piazza Aranci e la Conca, con ruderi di case e brandelli di mura. Si nota un arco di marmo che segnava l’ingresso alla civile abitazione. Un arco che si apre in un campo di sterpaglie e lì, in mezzo alle altre case, quel vuoto diventa materia, prende forma nella memoria dei sopravvissuti: c’era il negozio di merceria, poi una latteria, una ferramenta e più su, un negozio di alimentari. E le case dove vivevano i coniugi Emilio Colle e Anna Ferrari, e poi c’era Lucia Campanili, che aveva la merceria, suo marito Filippo Conti e i loro figli, Antonio, 20 anni, e Livio, 15 anni. Loro avevano deciso di non obbedire all’ordine tedesco di sfollamento e di restare a languire come fantasmi in una città semideserta e terrorizzata. In quell’attacco furono distrutte le abitazioni in piazza degli Aranci, la chiesa di San Sebastiano, la Martana e la Conca. Ma se non fosse per quello spazio, per quella ferita ancora aperta nel cuore della città, forse oggi la memoria si sarebbe affievolita. E per fortuna ci sono ancora eredi di quella storia che non vogliono dimenticare quelle vite spezzate sotto le bombe sganciate dai Thunderbolt, gli aerei d’attacco americano. Oggi, come ogni anno, alcune persone sensibili si ritroveranno alla Conca per rendere omaggio a quelle persone che 80 anni fa persero la vita. L’appuntamento è alle 10.30.
Angela M. Fruzzetti