REDAZIONE MASSA CARRARA

La famiglia Bin Laden alla “conquista” delle cave

Otto anni fa i riflettori internazionali si accesero sulle imprese del lapideo 45 milioni di dollari per assicurarsi il marmo più bianco per moschee e grattacieli

Il blu del mare, ma soprattutto il bianco del marmo. Sono questi i colori che rendono Carrara celebre nel mondo e che, da sempre, attirano in questo angolo di terra tra le Apuane e il Mediterraneo artisti e personaggi del jet set, ma anche statisti e capitani d’industria. D’altronde da fuori molto spesso ci si accorge più facilmente di quante risorse abbia da offrire questo territorio rispetto a quanto non faccia chi qui è nato e cresciuto. Tutto ciò vale sia in termini di risorse naturali che di know how e competenze delle nostre maestranze. Quello del superyacht di Vladimir Putin che qualcuno ipotizza sia ormeggiato a Marina non è dunque certo il primo esempio di un potente che guardi a Carrara per i propri affari. Poco meno di otto anni fa a guadagnare le prime pagine di tutti i giornali del mondo era stata la volta di un’altra famiglia dal nome ingombrante, quella saudita dei Bin Laden, che decise di sbarcare in città. Era l’estate del 2014 quando parte della Marmi Carrara e la società Sbg, Saudi Binladin group, conclusero l’accordo per l’acquisto del 50 per centro delle azioni della spa che controllava le cave ex Sam, circa un terzo delle aziende di escavazione del monte. L’accordo si concluse all’epoca sulla base di poco meno di 45 milioni di euro versati dai sauditi a Ciro Gaspari, Giancarlo Tonini, Volterrani e Piacentini e che permisero alla Sbg di entrare in società con i Rossi del Fiorino e la Franchiumberto marmi in uno dei colossi dell’escavazione apuana. Fu una transazione che all’epoca fece molto discutere, ma che poi alla resa dei conti non ha avuto nessuna delle conseguenze apocalittiche che qualcuno aveva profetizzato, tutta’altro. La Sbg, d’altronde, è un gruppo molto conosciuto nel mercato internazionale, si occupa di petrolio, energia e costruzioni ed era, al momento del suo sbarco nella cave carraresi, il terzo gruppo al mondo nel settore delle costruzioni. La società a partire dagli anni 30 opera a stretto contatto con la famiglia reale araba e già prima di arrivare in maniera diretta in città operava già da anni nel settore del marmo, tanto che solo nel 2013 aveva avuto commesse apuane per 40 milioni di euro. Dal 2014 ad oggi la Sbg ha dimostrato anche sul nostro territorio tutta la serietà e la solidità che gli sono sempre state riconosciute e i fantasmi di otto anni fa sono solo un lontano ricordo. Tanti sono invece i progetti a cui da allora la Sbg, che conta più di 20mila dipendenti nel mondo, ha partecipato e partecipa in prima persona: moschee, aeroporti, scuole, autostrade, alberghi, ospedali del mondo arabo, ma anche oltre. Importante, come detto, è anche l’impegno dell’azienda nel settore dell’energia con pozzi petroliferi, come per esempio il Riyadh (Ksa) Power Plant: un tipico esempio della grandezza dell’aziende della famiglia Bin Laden nel settore dell’energia, visto che ha una capacità di generare quasi 6mila megawatt ed è stato realizzato su una superficie di 3,2 milioni di metri quadrati.