Massa, 11 maggio 2017 - NON È una novità imbattersi in un’azienda agricola gestita da una donna ma è più difficile trovare una giovane donna che, oltre alle coltivazioni tradizionali, alleva lepri. Invece a San Terenzo di Fivizzano c’è Giorgia Terenzoni, 29enne, imprenditrice agricola. «Ho aderito al bando dell’Ambito Territoriale Caccia MS13 di Aulla – racconta – e oltre a polli, conigli, pecore e bovini, mi sono trovata ora ad allevare la lepre, animale interessante ed elusivo che richiede cure particolari e molta dedizione. Ma affascina per la sua eleganza e carattere». Nell’azienda famigliare che conduce, Giorgia produce anche olio e vino, ma non ha esitato a sacrificare alcuni filari di viti da adibire a recinto entro cui collocare le speciali gabbie che ospitano questi selvatici.
«Sono gabbie costruite apposta – continua l’imprenditrice – per lepri da riproduzione. In ognuna vi è una coppia composta da maschio e femmina. Sono chiuse su tre lati, con fronte d’esposizione a sud-ovest. Sono fatte in modo che le lepri possano nascondersi in speciali cunicoli all’interno, fuori dalla vista dell’uomo. Una cosa fondamentale in questo allevamento è non provocare stress agli animali. E così anche le mangiatoie e gli abbeveratoi per fornire acqua e cibo hanno l’accesso esterno. Tutto il pavimento della gabbia è progettato in modo che le deiezioni cadano nel terreno e gli animali restano così sempre ben puliti. A Marzo inizia il periodo dell’accoppiamento e dopo 40 giorni nascono i piccoli: due in media. Restano con i genitori per un mese nutrendosi del latte materno. Inizia quindi un periodo di svezzamento in cui viene loro somministrato un mangime specifico. I piccoli, una volta svezzati, vengono spostati in una gabbia apposita in quanto il padre li aggredirebbe a morsi. Trascorso un altro mese, i leprotti vengono venduti all’Atc 13. Un piccolo svezzato costa sui 50 euro. L’Atc li mette in grandi recinti all’aperto dove iniziano la vita allo stato selvatico; gli viene lasciato sempre a disposizione del cibo, ma le giovani lepri devono imparare a cibarsi di quello che la natura offre prima d’essere immesse, a scopo venatorio, in libertà. Con questo sistema d’allevamento semi-intensivo si ottengono tre, quattro nidiate l’anno e i riproduttori vengono cambiati mediamente ogni 5 anni. E’ nostra cura lasciarci via via sempre un adeguato numero di giovani lepri da rimonta con cui sostituire le più vecchie».
L’Italia ha per lungo tempo importato dai paesi dell’Est Europa lepri di cattura che costano in media 300 euro la coppia. Negli ultimi anni c’è la tendenza delle varie associazioni dei cacciatori di farle riprodurre in casa nostra. Gli animali risulterebbero meno soggetti a stress dovuto allo spostamento e alla cattura. In più si cerca di selezionare in purezza gli esemplari di lepre italica in modo da immettere in libertà ceppi di selvaggina autoctona. Progetto ambizioso e allevamento non facile. E’ giusto che a portarlo avanti ci siano persone come Giorgia.