REDAZIONE MASSA CARRARA

La ’marea’ transfemminista. Maxi corteo invade il centro: "Contro guerra e patriarcato"

Oltre duecento persone hanno attraversato la città partendo dalla piazza del tribunale "Trasformiamo la rabbia verso i continui femminicidi in un blocco per rifiutare le violenze".

Oltre duecento persone hanno attraversato la città partendo dalla piazza del tribunale "Trasformiamo la rabbia verso i continui femminicidi in un blocco per rifiutare le violenze".

Oltre duecento persone hanno attraversato la città partendo dalla piazza del tribunale "Trasformiamo la rabbia verso i continui femminicidi in un blocco per rifiutare le violenze".

"E verrà un giorno, che tutte quante, lavoreremo in libertà". Cala un silenzio surreale quando il coro delle Malerbe intona ’Bella ciao’ nella tappa finale di piazza Bertagnini, fischio finale del corteo transfemminista che era partito ieri pomeriggio intorno alle 16.30 dal tribunale per snodarsi nelle vie del centro. "Per il nono anno consecutivo, insieme ai movimenti femministi e transfemministi di molti paesi di tutto il mondo l’8 marzo è di nuovo sciopero transfemminista", hanno spiegato le attiviste di Non una di meno alla partenza da piazza De Gasperi. "Siamo marea", avevano annunciato.

Oltre duecento le persone che, lungo il percorso, hanno preso parte alla manifestazione nella Giornata internazionale della donna. L’iniziativa si è caratterizzata per un ’microfono aperto’, che ha concesso a tante persone di dire la propria aprendo a riflessioni personali e collettive, ad esempio sulla legge 194 ma non solo. Un fiume di uomini e donne di tutte le età – con indosso il caratteristico colore fucsia che le attiviste hanno invitato a indossare per l’occasione – ha invaso le strade cittadine, in un tripudio di striscioni, cartelli e bandiere. "Scioperare l’8 marzo significa trasformare la rabbia per i continui femminicidi e il rifiuto di ogni forma di violenza patriarcale in un blocco che riguarda sia la produzione che la riproduzione, attraversando tutti i luoghi in cui questa violenza si manifesta quotidianamente: case, supermercati, posti di lavoro, scuole e università – hanno spiegato le attiviste – Siamo contro la guerra, come espressione massima della violenza patriarcale, contro l’imposizione dell’apparato ideologico che la legittima. Scioperiamo per la liberazione della Palestina, contro l’economia di guerra e l’aumento della spesa pubbluica per gli armamenti. Mentre scuola, sanità e tutti i servizi pubblici sono al collasso. Ma ci battiamo anche per un salario minimo che ci permetta di sottrarci alla violenza e alla precarietà, contro le dimmissioni in bianco e gli attacchi alla scelta di abortire: scioperiamo contro il fascismo 3.0 che avanza, conto i tentavi di restringere sempre di più gli spazi di lotta e dissenso".

Nato dall’unione di tante realtà del territorio provinciale, accompagnato dallo slogan “Non lottiamo solo l’8 M ma tutti i giorni”, sono scese in strada decine di realtà territoriali appartenenti alla galassia di cultura, ambientalismo, sindacato e sport ma non solo. Con le Librerie Melville e Serendipity, il bar Ecuador e il Jack Rabbit hanno collaborato alle iniziative.

Irene Carlotta Cicora