FOSDINOVOUn’importante iniziativa, portata a termine sabato nei boschi e le vallate circostanti il paese di Tendola, in Comune di Fosdinovo. Nel torrente Pesciola, nei ruscelli e fontanili che lo alimentano sono stati immessi migliaia di avanotti di trota. Non una varietà qualunque, bensì la Trota Fario, la “regina dei torrenti“, un pesce dalla livrea bellissima, il corpo affusolato di colore giallastro caratterizzato su entrambi i fianchi da innumerevoli puntini rossi, appartenente alla famiglia dei salmonidi. Un pesce pregiato, dalle carni delicate, autoctono di questi corsi d’acqua di montagna, pressoché sterminato negli ultimi decenni da un insensato bracconaggio. Il motivo di queste immissioni non è legato a scopi di pesca sportiva: si vuol ricostituire la biodiversità del territorio. "Dobbiamo ringraziare l’associazione “Amici delle Trote“ di Fosdinovo, che ha raccolto la richiesta della Società di Mutuo Soccorso di Tendola – racconta Mario Mariani, presidente del sodalizio – fornendoci gli avannotti di Fario che sono stati rilasciati nei corsi d’acqua dai volontari Tommaso Podestà ed Enrico Corona".
Fino a metà degli anni Sessanta, Mariani, ricorda come tutti i campi confinanti con il torrente Pesciola , da San Terenzo a Tendola, fossero coltivati a orti. "Era tutto un pullulare di gente giù al fiume: lavandaie a risciacquare il bucato – ricorda – ragazzini a fare il bagno ma soprattutto contadini a coltivare gli orti, che irrigavano per scorrimento con l’acqua del torrente grazie a gore fatte di terra battuta. Venivano coltivati principalmente fagioli borlotti rampicanti, ricercatissimi sui mercati di Carrara e Sarzana. In più, lungo il torrente a quel tempo erano ancora in funzione dei mulini ad acqua che “battevano“ anche le castagne. Insomma tutta una filiera economica incredibile che gravitava lungo la Pesciola, il principale corso d’acqua della vallata.
"Un torrente, ricchissimo di trote fario – prosegue il presidente – e quando si riusciva a pescarne qualcuna si faceva un pranzo con i fiocchi in famiglia. In quegli anni, con quell’abbondanza di pesci nei nostri corsi d’acqua, era presente anche la lontra, animale interessantissimo che predilige habitat incontaminati, oggi purtroppo da noi scomparsa. Ecco, la nostra intenzione sarebbe quella di ricostituire la biodiversità del nostro areale: lungo i nostri canali e torrenti esistono ancora i ruderi vecchi mulini, seccatoi per le castagne, capanne dove trovavano riparo boscaioli e mulattieri; antiche testimonianze del passato che andrebbero fatte conoscere. Chissà se riportando questa specie ittica nel Pesciola, dove c’è sempre stata, non si riesca a far ritornare anche la lontra. L’unico modo per far sopravvivere i nostri paesi infatti è di incentivarvi la ricettività turistico-naturalistica. E credo che ripopolare intanto i nostri corsi d’acqua con trote Fario autoctone sia una prima importante tappa per valorizzare comunque i borghi dimenticati".
Roberto Oligeri