La rimozione dei veleni. Due anni di lavoro per il risanamento della Buca degli Sforza

In arrivo 11 milioni di euro per asportare 35mila metri cubi di materiale . L’area ricevette detriti inquinanti dal 1968 al 1995 da Dolomite srl .

La rimozione dei veleni. Due anni di lavoro per il risanamento della Buca degli Sforza

In arrivo 11 milioni di euro per asportare 35mila metri cubi di materiale . L’area ricevette detriti inquinanti dal 1968 al 1995 da Dolomite srl .

Undici milioni di euro, circa due anni di lavoro e una stima di 35mila metri cubi di materiale da asportare, in parte classificato come ‘corrosivo’, da valutare poi comunque in fase di scavo e rimozione. Non solo. Andranno anche modificati temporaneamente i corsi d’acqua Fosso del Sale e Canal Magro per garantire la totale sicurezza delle operazioni, per l’ambiente prima di tutto.

Sono i dettagli del progetto di bonifica della Buca degli Sforza elaborati dalla mandataria 3iprogetti Srl per conto del Comune di Massa che, come anticipato da La Nazione nelle scorse settimane, è ora nella fase di valutazione da parte della Regione Toscana. Un intervento finanziato attraverso il Pnrr con fondi per i cosiddetti ‘siti orfani’. Il documento è anche al vaglio della commissione consiliare ambiente del Comune di Massa in questi giorni. L’obiettivo ormai è noto: rimuovere i rifiuti che sono stati abbancati dal 1968 fino al 1995 da parte della Dolomite Montignoso S.p.A (ex Tassara Prodotti Dolomitici) così da eliminare le matrici contaminate e ripristinare la funzione originaria dell’area ovvero quella di naturale specchio d’acqua retrodunale. Lo stato finale di progetto è quello: far tornare la Buca degli Sforza un’ampia area a specchio d’acqua retrodunale, naturale cassa d’espansione di Canalmagro e Fosso del Sale: circa 27mila metri quadrati che oggi per 10mila metri sono occupati dall’abbanco di rifiuti, proprio di fronte all’aeroporto e dietro al lungomare.

E i veleni ci sono ancora. Quelli trovati durante le analisi del 2009 sono stati anche confermati almeno in buona parte dalle verifiche del 2023, propedeutiche alla progettazione. In sintesi, in buona parte sono rifiuti pericolosi, con caratteristiche di pericolo HP8 corrosivo per il pH estremo. Un’altra parte invece dovrebbe essere destinata alle discariche per rifiuti non pericolosi. La buona notizia è che comunque la contaminazione dovrebbe essere rimasta in gran parte confinata all’interno del sito. Fra i contaminanti, benzo(a)pirene, benzo(g,h,i)perilene e indeno(1,2,3-c,d)pirene. Contaminazione che a ogni modo non pare sia ‘tracimata’ attorno ma nel caso soltanto scesa in profondità fino anche 8 o 9 metri sotto il livello del suolo ma tutte cose che andranno poi verificate e confermate durante le operazioni di scavo che non saranno facili o banali, fino alla bonifica del suolo profondo con rinaturalizzazione dell’area.

Per la falda, là dove risulta contaminata, si interverrà tramite la procedura di ossidazione chimica per trasformare la sostanza organica inquinante in anidride carbonica e acqua. Niente filtri, impianti di trattamento o altro. Durante l’esecuzione dei lavori di asportazione dei rifiuti, data la prossimità dell’area di abbanco dei rifiuti al Torrente Canalmagro e al Fosso del Sale, sarà necessario prevedere la deviazione temporanea dei corsi d’acqua. Il corso d’acqua temporaneo costeggerà le alberature che attualmente schermano l’area rispetto alla via Giuseppe Verdi e avrà sezione pari alla sezione che caratterizza attualmente il Fosso del Sale.

Francesco Scolaro