
Pontremoli, porte aperte alla mostra nell’ex tribunale dedicata a fascismo e seconda guerra mondiale
E’ stata lunga la strada verso la liberazione di Pontremoli, che potè sventolare il tricolore il 27 aprile. Una novantina di foto d’epoca ripercorrono l’illusione del regime e la tragedia della guerra. Sono le immagini della mostra organizzata da Anpi e Istituto Storico della Resistenza Apuana con il patrocinio del Comune pontremolese nell’ex sede del Tribunale in Piazza della Repubblica e inaugurata sabato alla presenza del sindaco Jacopo Ferri del presidente dell’Isra Paolo Bissoli e dell’avvocato Brian Lett, figlio del leggendario maggiore Gordon, comandante del Battaglione Internazionale e di un folto gruppo di visitatori. C’erano anche per l’Anpi Caterina Rapetti con Angelo Angella e Raffaello Nadotti per la sezione di Zeri.
La rassegna rimarrà aperta sino alll’11 maggio, si occupa del periodo settembre 1943 - aprile 1945 ma anche del ventennio precedente dalla nascita del primo fascio di combattimento della provincia (13 novembre 1920) alle visita del ministro dell’educazione nazionale Carlo Alberto Biggini (30 maggio 1943). Il presidente Bissoli ha spiegato i criteri espositivi: l’organizzazione della Resistenza armata contro l’occupazione nazifascista, le prime formazioni partigiane, la condizione dei civili, il ruolo e il contributo delle donne, le stragi e gli eccidi, l’arrivo degli alleati: un puzzle che alla fine si ricompone col diritto alla libertà. La pioggia di bombe iniziò a scatenarsi su Pontremoli l’11 maggio 1944 per replicare l’azione a settembre e poi a febbraio del ‘45 con una serie di attacchi in vista dell’epilogo finale: 12 i morti tra i civili e macerie tra cui il ponte di Porta Parma, la chiesa di San Pietro e la Villa Lorenzelli. Gli obiettivi erano la ferrovia, i ponti stradali e la "Berta", un cannone che i nazisti nascondevano all’interno di una galleria. Dell’antica chiesa di San Pietro, bombardata il 16 settembre 1944 (ci fu anche una vittima civile, lo spezzino Carlo Azzaroni), rimase in piedi il campanile che però fu inglobato e messo in sicurezza con il nuovo edificio in stile moderno sorto nel 1956. Altissimo il prezzo pagato per la Liberazione: una quarantina i partigiani caduti, pontremolesi o arrivati qui da altri territori, molte decine quelli feriti. Due le medaglie d’oro al valor militare alla memoria: a Fermo Ognibene, "Alberto", comandante del "Picelli" caduto da eroe a Succisa il 15 marzo 1944 e al giovanissimo Pietro Polesi "Giacosa" di Guinadi, ucciso in azione l’8 aprile 1945 a Casa Corvi; e poi altre medaglie d’argento a cominciare dal sardo Isidoro Frigau e dal pontremolese Remo Moscatelli caduti al fianco di Ognibene a Succisa; e poi altri due pontremolesi: Giulio Bastelli, di Bassone, comandante partigiano morto pochi giorni prima della Liberazione per lo scoppio di un ordigno che stava predisponendo e Luciano Gianello "Mirko", partigiano protagonista della mitica battaglia del Lago Santo.
N.B.