EMANUELA
Cronaca

La “sveglia” beffarda del destino

Rosi Che dire? Ci sono tutti gli ingredienti per completare la ricetta dell’(ennesimo) disastro che, questa volta assomiglia tanto a...

Rosi

Che dire? Ci sono tutti gli ingredienti per completare la ricetta dell’(ennesimo) disastro che, questa volta assomiglia tanto a una rappresentazione allegorica. A muovere i fili c’è un destino beffardo a cui è bastata una notte di tempesta e una nave (forse?) malconcia per mischiare tutte le cronicità emergenziali della provincia apuana, strapazzarle e farne una pietanza avvelenata. La nave del disastro non poteva che essere in rada davanti a quel porto che "ormai c’è", come dicono quanti non lo vorrebbero e lo ritengono il divoratore delle spiagge massesi, ma servirebbe diverso e il piano per adeguarlo continua a navigare a vista tra burocrazia, contestazioni e virate indotte sottocoperta.

Non poteva che essere carica di marmo la nave del destino, e seminarlo davanti a spiagge libere che non ci sono (quasi?) più. Quel marmo sinonimo di ricchezza (non per tutti) e di scempio (per le montagne), di eccellenza, arte e fragilità ancora tutte da curare.

E perché evitare di accendere la spia rossa dell’emergenza - inquinamento a ‘due passi’ dalla scogliera e dalla piana industriale che da anni custodiscono il loro tesoro di veleni aspettando una bonifica tanto annunciata da far invidia a Godot? Oggi sono trecento le persone costrette a vigilare sulla “bomba ecologica“ che il cargo minaccia di far esplodere, molte di più quelle già arrivate sul litorale richiamati dal “turismo delle catastrofi". Ecco, il turismo. Mica se l’è dimenticato il beffardo destino mascherato da corrente marina. Ne aveva di costa a disposizione ma ha voluto centrare proprio il pontile e sbriciolare la sua “rotonda sul mare“, negando ai massesi persino il tuffo del prossimo Capodanno. Sarà forse perché quell’inseguito equilibrio tra turismo e industria ancora la provincia ha da raggiungerlo? Sarà che il fato ha voluto far suonare l’ennesima sveglia e dire che il tempo è scaduto? Perché la terra apuana, come tutto il Paese, nelle emergenze è molto efficiente ma troppe sono diventate croniche e a gestire la quotidianità ancora non siamo attrezzati.