La magia dei falò, liturgia popolare arcaica, torna ogni anno a riscaldare i cuori dei parrocchiani di San Nicolò e del Duomo, pronti con cori da stadio a inneggiare plastiche frustate di luce per sigillare la superiorità scenica dell’evento. Dentro le performance contradaiole ci stanno tutti gli ingredienti della fisica: acqua, fuoco e aria. Col valore aggiunto del ponte, sigillo dell’uomo proiettato simbolicamente a superare le difficoltà della natura. Ma i falò a partire dalla fine dell’Ottocento sono diventati una partita: con la sfida a creare pire turbo per lanciare le fiamme più alte verso la luna. Questa edizione della “Disfida dei falò“ viene sottolineata da una rassegna di fotografie di Walter Massari, che sarà inaugurata sabato alle 15 al palazzo del Tribunale. La mostra ha dato alle stampe anche un album con tante notizie inedite sulla tradizione dei fuochi a Pontremoli pubblicate dal professor Paolo Lapi, ricercatore e studioso di storia locale. La notizia più antica sulla tradizione dei fuochi è conservata nella Cronaca del notaio Ser Marione Ferrari che racconta i falò accesi nel 1529 per festeggiare la presa di possesso della città concessa da Carlo V a Sinibaldo Fieschi. Episodi rilevati dai documenti anche il 18 settembre 1650 momento in cui il senatore fiorentino Alessandro Vettori arrivò a Pontremoli per il passaggio della città sotto il Granduca di Toscana. A finanziare i fuochi era lo stesso Comune come testimonia il “Registro delle Bullette“: le scritture riportavano spese per l’acquisto di ’bochi’ e ’ulsi’ (cespugli di erica, quercia e ginestra) per i due falò che venivano bruciati nella piazzetta del Castello del Piagnaro e nella piazza di Sotto. Lapi ha indagato le prime notizie dei falò nel ’900 attraverso le pagine del settimanale diocesano “Il Corriere Apuano“. La ripresa della disfida dei fuochi segnalata sulla stampa è datata 1919, in un articolo in cui si parla di rito tradizionale legato alle due parrocchie di San Nicolò (detta il Vaticano, favorita da una sentenza del Tribunale papale dei riti in una questione di processioni) e del Duomo in cui nel 1721 fu trasferita la parrocchia di San Geminiano. Da qualche anno ha ripreso forza la tradizione di un altro falò, Sant’Ilario, che vanta una tradizione da fine XIX secolo. Gli spettacoli saranno 13 gennaio (Sant’Ilario), 17 ( Sant’Antonio) e 31 (San Geminiano) alle 19 circa. Attorno al mito dei falò sono sorte competizioni rituali all’interno dei borghi. A Pontremoli l’antica dualità tra guelfi e ghibellini si rinnova con la competizione tra le vicinie nella ’guerra del fuoco’, evento atteso come un derby calcistico.
Natalino Benacci