Quella di Pontremoli è città di chiese, parrocchie e confraternite dove il tradizionale sentimento religioso si esprime ancora attraverso la devozione popolare, scandita dalla liturgia del triduo pasquale. Dalla visita ai ’Sepolcri’ ( oggi si chiamano altari della reposizione) alla Via Crucis, alla Veglia pasquale: tanti momenti che ogni chiesa vive anche attraverso la propria storia locale. Un viaggio affascinante dentro i protocolli di cerimoniali e usanze è organizzato nelle parrocchie cittadine che scoprono antiche statue e scenografie dipinte, le quali avevano un effetto ornamentale e illustrativo della Passione. Poi tante altre tappe per scoprire come le chiese parrocchiali vivono la settimana della più antica e solenne ricorrenza del calendario liturgico.
"Il giro delle chiese per la visita ai Sepolcri – spiega il professor Paolo Lapi, studioso di liturgie storiche – è attestato a Pontremoli già nel Cinquecento. Nel libro delle ‘bullette’ comunali è registrata una somma devoluta dalla Comunità per sostenere economicamente il sepolcro della chiesa dei Cappuccini. Poi nel Seicento esistono testimonianze più numerose perché la Passione inizia a essere rappresentata con statue e figure dipinte su telai sagomati. La prima attestazione di questo tipo è l’immagine della pietà raffigurata da una Madonna con Gesù morto tra le braccia, che veniva portata in processione dalla Confraternita di Nostra Donna. Nello stesso periodo la chiesa di San Nicolò acquista una Madonna addolorata e a San Geminiano, nel 1687, viene istituita una Congregazione di Cristo al Calvario dopo aver ordinato allo scultore piacentino Giovanni Setti uno splendido crocifisso. Sempre in quegli anni la Misericordia compera una statua di Gesù morto. Quindi iniziano le processioni".
Ma non senza qualche polemica perché i sacerdoti si lamentavano che i cortei spopolavano le chiese ("seguono il raffigurato per andar dietro alla figura"). E proprio per non accavallare le processioni fu deciso un regolamento per alternarle ogni tre anni. "Questi cortei partivano dal Duomo e toccavano San Geminiano per visitare il Cristo al Calvario, San Nicolò per la Madonna dai sette dolori e poi l’Addolorata di Nostra Donna. Durarono sino a che il Granduca Pietro Leopoldo non soppresse le Confraternite – prosegue Lapi – Nell’Ottocento diventa più difficile fare le processioni perché occorrevano le autorizzazioni governative, che le consentivano addirittura ogni 5 anni. Così certe tradizioni si sono perdute anche per disaccordi tra le diverse parrocchie.Poi nel Novecento si sono ripetute sporadicamente". Pochi anni fa per ricordare il 750° anniversario la Misericordia avrebbe voluto organizzare la processione con la statua di Gesù morto, ma è saltata per il maltempo. Per questa scadenza vengono recuperate nei sotterranei del Duomo le parti di una scenografia settecentesca con la quale veniva addobbato un altare per rappresentare i Sepolcri. Agli inizi del Novecento una scenografia dei Sepolcri allestita all’esterno della chiesetta di Sant’Ilario, costruita su progetto di Vitale Arrighi, un artigiano geniale, venne giudicata talmente bella che fu trasformata in muratura nell’ingresso della cappella. "Purtroppo nel tempo queste usanze sono decadute anche perché l’iniziativa dei fedeli si è affievolita – conclude Lapi – basti pensare al contributo delle famiglie che prestavano i vasi dei fiori di famiglia per addobbare i Sepolcri".
Natalino Benacci