ROBERTO OLIGERI
Cronaca

La vita nei boschi raccogliendo legna a dorso di mulo

Claudio e Massimo Ginesi raccontano il rapporto con gli animali che li aiutano sul lavoro

Claudio e Massimo Ginesi insieme ai loro muli

Claudio e Massimo Ginesi insieme ai loro muli

Massa, primo luglio 2016 - «TRASPORTARE la legna usando i muli presuppone esperienza, abitudine alla fatica e una forza fisica non comune». Claudio Ginesi e il figlio Massimo, sono lapidari: «questo è un mestiere che non lascia spazio ad interpretazioni: se non lo sai fare .si rischia di fare del male a sè stessi e agli animali». E’ in località Passeruola, lungo la nazionale del Cerreto, che incontriamo la famiglia Ginesi la cui occupazione è il taglio dei boschi e la vendita di legna da ardere. Nonostante abbiano trattori e camion per il trasporto del legname, i Ginesi usano ancora «una batteria» di muli per caricare cataste di cerro e carpino dai boschi più impervi fino a condurle lungo la strada dove ci sono i mezzi meccanici.

«NOI - SPIEGA Claudio - viviamo grazie al bosco; ci preme pertanto portargli rispetto. Nelle balze più impervie, dove per trasportare la legna tagliata non si può giungere con i trattori e bisognerebbe usare la ruspa, deturpando l’ambiente , usiamo i muli». Questo animale, frutto dell’incrocio fra l’asino stallone e la cavalla, ibrido sterile, è leggendario per la forza e la capacità di sopportare i lavori gravosi che l’uomo gli affida fin dall’antichità. «Il mulo- confermano i Ginesi- è un’animale forte e intelligente. A tre anni ,quando la sua struttura psico-fisica è ultimata, lo si addestra al lavoro affiancandolo ad esemplari più anziani ed esperti. Un dressaggio che dura alcuni mesi e l’animale impara il compito. I muli possono portare carichi molto pesanti ma noi non oltrepassiamo i 150 chili per viaggio; è un peso con il quale queste bestie, che non conoscono le vertigini, possono trasportare la legna nei boschi più impervi senza ferirsi o soffrire di piaghe da decubito, che si formano portano un peso eccessivo. Controlliamo sempre sia il basto che i finimenti, che non lacerino la pelle degli animali, spalmandoli di grasso in modo che non rimangano feriti».

Lavorare con i muli, presuppone una tecnica precisa? «Certo-replica Massimo- : il mulattiere arriva sul bosco in sella al primo animale, “la cavalcatura” e gli altri al seguito; s’inizia a caricare il “mulo guida” che è l’ultimo della fila. E’ l’animale più fidato che appena caricato, da solo si porta in testa in attesa che anche gli altri siano caricati. Quando sono tutti pronti, ”la guida” che conosce il sentiero, procede senza il controllo del padrone, con gli altri muli in fila indiana». Ma non è un lavoro pesante, pericoloso e fuori del tempo?

«Con o senza animali-precisa Claudio Ginesi- il lavoro del bosco è massacrante e pieno di pericoli. Noi usiamo macchine moderne ma siamo affezionati ai nostri muli. Percorrendo boschi e attraversando torrenti in sella a loro, una volto abbiamo incontrato il lupo. Gli animali selvatici fuggono quando sentono il rombo di fuoristrada e trattori, ma considerano naturale il rumore degli zoccoli. E stando in sella riusciamo a scorgere nei boschi più folti, porcini bellissimi. Tanti non afferrano i motivi della nostra scelta:facciamo i taglialegna, professione dura, carica di rischi e gravosa. Ma ne conosciamo anche gli aspetti positivi: il contatto diretto con la flora, la fauna,il condividere fatiche e momenti di spensieratezza con i nostri splendidi muli. E’ appagante. Sono valori ancestrali che ci portiamo dietro, trasmessi da chi ci ha preceduto ,valori che non vogliamo perdere. E dove noi operiamo, siamo custodi della Natura».