Hanno visto com’è fatta e come funziona una mano bionica e provato ad inventare un tessuto termoregolatore adatto a proteggere il corpo umano dal caldo e dal freddo. Hanno ipotizzato di creare una vernice che non sbiadisse, per fare in modo che le strisce pedonali non debbano essere ripitturate ogni anno. Sono alcune delle attività che hanno animato le giornate dedicate al progetto “Do you speak Stem?” nella scuola media ‘Paolo Ferrari’ di Marina di Massa. Un percorso per far conoscere agli studenti le materie Stem, acronimo di scienza, tecnologia, ingegneria e matematica.
Quattordici ore totali, con l’ingegnera Carmen Panepinto Zayati, laureanda magistrale in ingegneria bionica con focus sulla biorobotica, in collaborazione tra Scuola Superiore Sant’Anna e Università di Pisa, fondatrice del progetto “Stem4Schools” che mira a informare e avvicinare le nuove generazioni alle materie scientifiche. Lei è testimonial della legge 187 che istituisce la Settimana nazionale delle discipline Stem, e anche Miss Universo Italia 2023. Mercoledì al “Ferrari” la lezione conclusiva del progetto e i 15 ragazzi coinvolti hanno ricevuto un certificato di partecipazione, alla presenza dei genitori e del preside, Marco Battella. Un’occasione per tutta la comunità educante di riscontrare l’effettiva praticabilità del percorso Stem e dell’ingegnosità dei ragazzi che hanno presentato idee per alcuni brevetti, un modo per approcciarsi anche al mondo delle startup.
"Le Stem stanno avendo un ruolo sempre più cruciale in ogni settore – spiega Carmen Panepinto – Lo scopo del mio progetto, delle mie scelte di vita e delle giornate con gli studenti del Ferrari, è mostrare l’importanza della scienza nel quotidiano. Le Stem non solo cercano di spiegarci com’è fatto il mondo ma ci aiutano a migliorarlo, stimolando l’innovazione tecnologica". Studi internazionali suggeriscono che ricevere una precoce educazione alle Stem faccia in modo che i bambini e i ragazzi siano meglio attrezzati ad affrontare le sfide del mondo reale grazie alla stimolazione delle capacità di problem solving legata all’approccio scientifico. "Con gli studenti ho ragionato su questo – continua Panepinto –: molte passioni che abbiamo, anche se non ce ne rendiamo conto sono legate alle scienze. Per esempio, penso alle mie: mi piace cucinare, entra in gioco la chimica, ho sempre fatto danza, lì ci sono fisica e geometria. Non dobbiamo pensare alle Stem come a materie distanti dalla vita di tutti i giorni, dalle azioni che compiamo, piuttosto considerarle come loro componenti fondamentali".
Un percorso, quello di Carmen Panepinto, che vuole essere d’esempio per chi trova uno scoglio davanti a sé o non crede di poter intraprendere un percorso in queste discipline. Specialmente le studentesse spesso si trovano ad affrontare stereotipi culturali che le scoraggiano dal perseguire carriere scientifiche, e alle quali viene impartita un’educazione diversa dai compagni maschi. "Le ragazze che continuano gli studi in discipline scientifiche sono, in Italia ma in generale, ancora una minoranza – spiega Carmen Panepinto Zayati –. Questo gender gap va colmato anzitutto capendo che è sbagliato pensare ci siano persone portate a certe materie piuttosto che altre: diventa un modo per disincentivare chi studia. Io stessa ho scoperto solo col tempo la mia passione per la scienza, le verifiche di matematica al liceo scientifico le trovavo difficili, poi però mi sono laureata in ingegneria e ho in progetto di diventare ricercatrice. La chiave di volta è stata cercare di comprendere meglio le materie Stem con l’approccio giusto, pensandole come un mezzo di conoscenza e non fini a se stesse. Ora cerco di usare la mia esperienza per sensibilizzare i più giovani, anche attraverso i social, ad oggi il mezzo più semplice per raggiungerli e incuriosirli. E soprattutto spero che le ragazze possano sentire che questa è una strada percorribile, alla loro portata".
Emma Traversi