CRISTINA LORENZI
Cronaca

Le sculture di Signori. Patrimonio da tutelare. L’appello alla città

Enrico Marselli e Dino Geloni, a nome di un team di appassionati, decisi a non disperdere le opere adesso accatastate alla Gildona.

Enrico Marselli e Dino Geloni, a nome di un team di appassionati, decisi a non disperdere le opere adesso accatastate alla Gildona.

Enrico Marselli e Dino Geloni, a nome di un team di appassionati, decisi a non disperdere le opere adesso accatastate alla Gildona.

Grande fu il suo contributo alla storia di Carrara. Alla cultura e all’arte carrarese. Carlo Sergio Signori, lo scultore la cui opera in marmo bianco, ’La colomba della pace’, trionfa in piazza Due Giugno, scomparso nel 1988, ha un considerevole lascito di opere che potrebbe finire nel dimenticatoio. Anzi ci sarebbe già finito, se un gruppo di appassionati decisi a tutelare l’importanza artistica e la portata culturale del grande scultore, non avesse aperto una sorta di appello per il recupero delle opere.

Opere che giacciono da decenni in un magazzino della Gildona e che sono di proprietà della moglie di Signori, Fumie Kakinuma, adesso ospite della casa di riposo ’Regina Elena’. E’ così che un gruppo di amici della famiglia, Enrico Marselli, Dino Geloni, Fabrizio Geloni che con la moglie si occupò nel 2018 di ripulire e ristrutturare a sue spese i marmi bianchi del celebre monumento davanti al Comune, hanno deciso risolvere la questione che più di un’amministrazione ha tentato di affrontare. Così hanno deciso di affidare al critico d’arte Massimo Bertozzi la catalogazione delle opere e la relativa stima. Si tratta di una ventina di sculture e una dozzina di dipinti firmati da Signori il cui valore è stato attestato dallo stesso Bertozzi in oltre 500mila euro.

"Un patrimonio che potrebbe andare disperso, ma che noi – hanno spiegato Marselli e Dino Geloni che da tempo seguono con apprensione le sorti della vedova – tramite l’amministratrice di sostegno di Fumie, Oki Kazuko, abbiamo deciso di tutelare e valorizzare. Da qui la richiesta, ottenuta dal giudice, di poter vendere a qualche ente pubblico l’intero Fondo Signori, per consentire alla moglie di mantenersi alla casa di riposo. Tuttavia abbiamo saputo che il Regina Elena non può affrontare per problemi di statuto e burocratici una sorta di cambio merci, così come il Comune non ha i fondi per l’acquisto delle opere. Da qui la nostra richiesta alle Fondazione, sia quella del Marmo che quella della Cassa di risparmio di Carrara, sia per tutelare la vedova, che in Italia non ha eredi, che per proteggere il patrimonio dello scultore che tanto ha fatto per Carrara e per la storia dell’arte apuana essendo uno degli scultori più rappresentativi del nostro passato e di una delle stagioni artistiche più importanti e vivaci. l Pensiamo – proseguono Marselli e Geloni – anche a qualche importante imprenditore o a qualche grande azienda che potrebbe acquisire il patrimonio artistico". Una soluzione che consentirebbe anche alla vedova di poter affrontare le rette del Regina Elena.