NATALINO BENACCI
Cronaca

Le "sovversive" Le battaglie delle donne

Una meticolosa ricerca nei fascicoli d‘archivio per controllare scomodi, oziosi e vagabondi del Ventennio presentati a Pontremoli

Una meticolosa ricerca nei fascicoli d‘archivio per controllare scomodi, oziosi e vagabondi del Ventennio presentati a Pontremoli

Una meticolosa ricerca nei fascicoli d‘archivio per controllare scomodi, oziosi e vagabondi del Ventennio presentati a Pontremoli

Donne "sovversive" schedate come antifasciste nel casellario politico centrale durante il fascismo sono state le protagoniste della conferenza “Donne lunigianesi nella rete del regime (1922-1943)”, organizzata nella sede della Cgil in via Cavour a Pontremoli da sezione Anpi, Lega Spi Cgil Lunigiana e Auser. Una carrellata di donne controllate dal regime perché scomode e quindi bollate non solo per comportamenti contrari all’ordine costituito, ma anche a causa di sentimenti o atteggiamenti ritenuti inadeguati e inopportuni. Una meticolosa ricerca nei fascicoli d ‘archivio per controllare sovversivi, oziosi e vagabondi del ventennio consultabili solo dal 2011, classificavano gli oppositori in sovversivi, antifascisti, anarchici, socialisti e comunisti. Giudizi espressi su persone da colpire con valutazioni negative utilizzando fonti di comodo e spesso generiche marchiavano anche le donne. "Queste carte ci confermano come, anche dalla loro condizione subalterna, le donne hanno condiviso le lotte degli uomini, e si sono opposte alla dittatura" ha sottolineato Caterina Rapetti, che per Anpi Pontremoli ha tenuto la relazione con la presidente di Anpi Parma Brunella Manotti, con l’introduzione del presidente dell’Istituto storico della Resistenza Paolo Bissoli.

Nelle carte più di una ventina di donne lunigianesi schedate dal regime. "Inquietante è la storia di Carmela Rosi, nata nel 1902 a Torrano – ha raccontato Rapetti – dove all’avvento del fascismo era contadina. Era fidanzata con il giovane compaesano Felice Alfonso Verri, ucciso a pugnalate in una strada della frazione, da quattro fascisti locali che però vengono assolti per insufficienza di prove. Carmela emigra a New York nel 1926 e l’anno seguente in Cile. Ma il fascismo la perseguiterà anche all’estero, Nel 1938 il suo fascicolo riporta fonti confidenziali che la definiscono “accanita antifascista”, viene schedata come "sovversiva" e iscritta alla Rubrica di frontiera come soggetto da perquisire e segnalare se fosse rientrata in patria".

Un’altra donna tenuta d’occhio è Ernesta Cassola, moglie del giornalista socialista pontremolese esule in Francia Luigi Campolonghi (1876-1944), in Lunigiana di rado, era controllata per il suo "antifascismo militante". Altre mogli figurano nel mirino della polizia fascista, come Gemma Ravera, nata a Corvarola di Bagnone nel 1898, coniuge di Leone Borrini che partecipò poi alla guerra civile spagnola dove rimase ucciso. La coppia emigrò in Lussemburgo nel 1926, ma la Ravera è segnalata come antifascista e controllata dal 1935, anche se la Legazione d’Italia riferisce che "non si era fatta notare in linea politica". Poi c’è Ermenegilda Ferrari, nata alla S.S. Annunziata nel 1865, moglie del fornaio Giovanni Corsi, emigrata con lui e la figlia Erminia in Francia nel 1926. Rosa Angella emigrata in Francia nel 1924 col marito Lazzaro Moscatelli, fu schedata come tutti quelli della famiglia che appartenevano all ‘Associazione Lunigiana di carattere sovversivo e antifascista. Tra le emigrate in Francia nel 1922, figura Adele Federici, nata a Canossa di Mulazzo nel 1888: "professa sentimenti sovversivi e non tralascia occasione per manifestare la sua avversione al Regime", ma il suo certificato penale è pulito.

Un’altra mulazzese è Marianna Fogola, nata alla Crocetta nel 1891 e moglie del socialista Beniamino Giovannacci, emigrata in Francia vicino a Grenoble nel 1922. E’ indicata come "merciaia ambulante sovversiva": uno scambio di persona, la polizia se ne rende conto ma resta vigilata. Tra le donne lunigianesi sovversive finisce anche Zelmira Peroni di Caprigliola, moglie di Pasquale Binazzi, entrambi anarchici e antifascisti che subiscono minacce e poi condividono l’arresto e il confino alle Tremiti e a Lipari. E nei fascicoli compare anche ragazza madre, definita "di facili costumi" quando chiede il passaporto per emigrare a Nizza da un parente dove pensa di trovar lavoro per mantenere il suo bambino.

Natalino Benacci