L’eccidio di San Terenzo ottant’anni dopo. Cerimonia per non dimenticare la strage

Fivizzano, domani le celebrazioni dell’importante anniversario ricordando le 159 vittime civili uccise dalla furia nazifascista

L’eccidio di San Terenzo ottant’anni dopo. Cerimonia per non dimenticare la strage

Fivizzano, domani le celebrazioni dell’importante anniversario ricordando le 159 vittime civili uccise dalla furia nazifascista

Domani la memoria che torna, 80 anni dopo, a Fivizzano e nella Valle. 80 anni dopo la strage nazista di San Terenzo Monti, l’emozionante cerimonia di ricordo avrà luogo dalle 9.45 e sarà Valdo Spini, già Ministro della Repubblica e deputato della Toscana di costa, attuale presidente della Fondazione Circolo Rosselli, a tenere l’orazione ufficiale. Oltre alle autorità militari e civili ci saranno anche il Procuratore generale militare Marco De Paolis, la Console generale di Germania Susanne Welter, il borgomastro di Engelsbrand Thomas Keller con il consigliere Manfred Kleil, la scrittrice e letterata tedesca Sibyl von der Schulenburg.

Furono le quotidiane scorrerie delle SS acquartierate nel Castello Malaspina di Fosdinovo a imprimere la massima drammaticità alla già insostenibile situazione venutasi a creare in Lunigiana, nell’estate ’44, nei paesi attraversati dalla Linea Gotica. Un reparto, quello di Fosdinovo, forte di una intera Compagnia, composto da soldati provenienti dal campo di concentramento di Dachau di cui erano stati i feroci guardiani. Li comandava il tenente Alberth Fischer, un ufficiale dalla fama sinistra che s’era fatto le ossa sul fronte russo. "Uno psicopatico a capo di soldati malvagi e senza cuore", ricordava in un documento il segretario comunale del tempo. Armati sino ai denti, raggiungevano i villaggi vicini sfondando stalle e cantine e rubando vitelli, pecore, maiali, olio e vino. Tutte le stalle della Fattoria Malaspina erano requisite dal Reich, stracolme di bestiame rubato ai poveri contadini della zona. "E gli uomini della campagna circostante - riferiva Ermanno Di Casale, storico sindaco di Fosdinovo - erano costretti a foraggiare gli animali e pulirne le lettiere". Una situazione terribile per la popolazione e quando, per l’ennesima volta, le SS di Fischer si recarono nella frazione di Bardine di San Terenzo a razziare, un gruppo di paesani si recò dai partigiani della formazione Ulivi: "I tedeschi ci stanno portando via tutto e voi ve ne state qui a bighellonare!". Parole che furono un calcio nello stomaco per il comandante Memo, il carrarese Alessandro Brucellaria che predispose un attacco alla testa di 18 partigiani. Della pattuglia nazista arrivata a Bardine il 17 agosto, solo due dei 19 militi fecero ritorno al Castello di Fosdinovo. All’alba del 19 agosto, la reazione germanica: il paese e la campagna circostante San Terenzo erano circondati da un battaglione di SS della 16° Divisione Panzer Grenadieren ’Reich Fuhrer’. Erano guidati dal maggiore Walter Reder. Non vi fu scampo per i poveri abitanti di San Terenzo. Tutti vecchi, donne e bambini. Fra loro famiglie di sfollati da La Spezia e Carrara. Di loro, 107, rastrellati alla Fattoria di Valla, a un chilometro dal paese furono uccisi a raffiche di mitra. Un gruppo di giovani donne, prima dell’esecuzione, furono violentate. Altre 53 uomini. condotti sul luogo dove i partigiani avevano ucciso le SS di Fosdinovo, dopo atroce tortura furono eliminati a colpi di pistola; i loro corpi restarono appesi 3 giorni ai pali lungo la strada. Nei giorni successivi, altri 11 paesani furono sterminati a San Terenzo, mentre altri reparti della AA 16 di Reder investivano con la loro forza distruttrice villaggi Fivizzano e Fosdinovo. Dal 17 al al 27 agosto vennero uccise 469 persone, 160 i deportati ai lavori forzati, 454 le case distrutte, 152 quelle danneggiate, una chiesa, quella di Monzone alto rasa al suolo, 33 fattorie incenerite. A guerra ultimata, Reder fu catturato in Austria ed estradato in Italia a fine anni ’40. Nell’ottobre del ’51 il Tribunale Militare di Bologna lo condannò al carcere a vita. Stamani la cerimonia per non dimenticare e stringersi come comunità.

Roberto Oligeri