Legambiente si schiera con il Comune: "Articolo 21: servono le gare pubbliche"

Marmo, l’associazione chiede che i progetti seguano una procedura che la stessa sindaca Arrighi ha definito trasparente

Legambiente si schiera con il Comune: "Articolo 21: servono le gare pubbliche"

Marmo, l’associazione chiede che i progetti seguano una procedura che la stessa sindaca Arrighi ha definito trasparente

Legambiente si schiera con il Comune di Carrara e sui progetti dell’articolo 21 del marmo chiede che vengano realizzati con la procedura delle gare pubbliche. "Gli interventi e i relativi investimenti previsti dall’articolo 21 non sono certo una regalia degli imprenditori, ma il corrispettivo dovuto per il prolungamento delle concessioni - scrivono da Legambiente -. Siamo pertanto convinti che tali interventi, in quanto approvati dal Comune perché ritenuti di utilità pubblica, devono esse gestiti in piena trasparenza e nel rispetto delle regole del Codice dei contratti pubblici. A detta dei concessionari di cava l’applicazione delle norme del Codice sarebbe un ‘aggravio’ insostenibile per le imprese, che non sarebbero nemmeno attrezzate per esperire le procedure di affidamento. A loro dire, le regole del decreto legislativo 36/2023 porterebbero a gare al massimo ribasso".

"Tutte considerazioni infondate – proseguono da Legambiente – dato che quello del massimo ribasso, nel nuovo Codice, è un criterio residuale: il legislatore predilige invece quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa, dove quello del prezzo è solo uno dei componenti e (se la stazione appaltante lo vuole) possono assumere grande rilievo gli aspetti qualitativi, dai tempi di esecuzione al pregio tecnico alle soluzioni innovative fino (per noi non ultimi) gli aspetti ambientali delle diverse soluzioni progettuali esecutive. Anche l’argomento della competenza tecnica delle imprese a svolgere gare d’appalto è irrilevante perché con il nuovo sistema di qualificazione vi sono anche molti enti pubblici minori o società partecipate che non hanno i requisiti per procedere autonomamente. Pure in questo caso il Codice individua un soggetto, la centrale di committenza (ad esempio lo stesso Comune di Carrara) che potrebbe curare la procedura per conto di terzi, assicurando il rispetto di quei principi fondamentali che sono alla base delle regole e dei principi degli appalti pubblici".

"Il rifiuto degli industriali di confrontarsi con questi principi e queste regole – incalza Legambiente – non ci sorprende perché è del tutto coerente con le logiche padronali che da tempo ormai caratterizzano il rapporto fra i titolari delle concessioni/autorizzazioni di un bene pubblico, le cave, e chi ne è proprietaria, la collettività carrarese. Una gara secondo il Codice dei contratti impedirebbe di affidare direttamente le opere maggiori ad imprese ‘amiche’. Non sono pochi i gruppi o le ditte estrattive che controllano, partecipano o hanno vincoli societari con imprese edili e immobiliari. Affidare direttamente a queste imprese i lavori permetterebbe, anzitutto, di recuperare immediatamente l’utile di impresa e non permetterebbe di verificare sul mercato che i prezzi siano effettivamente congrui. Al contrario, con una procedura di affidamento esperita secondo il Codice dei Contratti pubblici, lo stesso ribasso di gara dovrebbe essere reinvestito a favore di ulteriori opere pubbliche".