REDAZIONE MASSA CARRARA

L’inchiesta sul ’nero’ alle cave. Vennero accusati di riciclaggio. Assoluzione per gli otto imputati

La sentenza emessa dal giudice Garofalo è arriva ieri mattina in Tribunale dopo oltre 10 anni di attesa. Le indagini erano partite nel 2013 dalle fiamme gialle per un presunto sistema di sotto fatturazione. .

L’inchiesta aveva profondamente scosso il mondo del lapideo, con i professionisti del settore con il fiato sospeso per alcuni mesi in attesa dell’evolversi dell’inchiesta

L’inchiesta aveva profondamente scosso il mondo del lapideo, con i professionisti del settore con il fiato sospeso per alcuni mesi in attesa dell’evolversi dell’inchiesta

di Alfredo Marchetti

Nero alle cave: tutti assolti gli 8 imputati accusati di riciclaggio. Si conclude quindi un’inchiesta iniziata nel lontano 2013 che provocò un vero e proprio scossone nella città del marmo. Dei 30 indagati iniziali, ne restarono 8, poi finiti a processo: davanti al giudice dell’udienza preliminare, alcune estati fa, vennero stracciate le posizioni di grandi nomi del lapideo, di fatto ridimensionando un’inchiesta che fece restare con il fiato sospeso il mondo delle cave e dei suoi affari. Restarono in piedi le posizioni di Giovanni Simonelli difeso dal legale Giovanni Altadonna, Andrea Simonelli difeso da Valentina Ramacciotti, Eugenio Venezia, Giuliano Venezia, Maria Pia Venezia, Paolo Zanzanaini, difesi da Patrizia Baccicalupi e Enrico Marzaduri, Fabio Braccini e Kapur Munish difesi da Luca Pietrini e il professor Giovanni Flora. Ieri mattina è arrivata l’assoluzione per tutti gli imputati.

E’ stata la stessa Procura, dopo una battaglia legale durata oltre dieci anni, a chiedere l’assoluzione per le persone chiamate in causa. Gli stessi legali, al termine della requisitoria del pm Marco Mansi, hanno deciso di percorrere la richiesta dell’accusa. Il collegiale presieduto dal giudice Fabrizio Garofalo, dopo 20 minuti di camera di consiglio ha pronunciato la sentenza di assoluzione. Restituite ai legittimi proprietari anche i beni materiali che erano stati sequestrati.

Si conclude così una vicenda che destò molto scalpore, non solo tra i professionisti del lapideo, ma della città tutta. La maxi inchiesta venne cominciata dall’allora procuratore capo Aldo Giubilaro, che aveva dato mandato alla guardia di finanza di effettuare indagini che portarono a indagare trenta persone per dichiarazione fraudolenta, ricettazione, riciclaggio, servizi di pagamento senza autorizzazione.

All’epoca si parlava di viaggi in luoghi paradisiaci, sotto fatturazioni, intermediari indiani, valigie piene di soldi che uscivano dall’Italia per sparire chi sa dove. Poi, due estati fa, con la decisione del giudice delle indagini preliminari Dario Berrino di stralciare alcune posizioni, la maxi inchiesta durata due anni, che vide pedinamenti, intercettazioni, elicotteri in aria e il sequestro di un pc di un broker, si ’sgonfiò’, rimase in piedi soltanto il capo di imputazione di ricliclaggio.