Quando c’era la guerra non c’era cibo. C’erano fame e paura. Allora le pagine di un libro potevano diventare un rifugio per scacciare i fantasmi, le parole nutrimento per l’anima e per un corpo che voleva vivere e sperare, credere in un futuro migliore. Lo sa bene Renato Sacchelli che durante la seconda guerra mondiale viveva nei paesi tracciati dalla Linea Gotica, segnati dalle profonde ferite del conflitto, schiacciati fra le forze armate che si contendevano metri di territorio con una pioggia di bombe e proiettili. All’epoca aveva solo 14 anni. Ha visto la sua casa di Seravezza, non lontano da Sant’Anna di Stazzema, teatro della strage nazista, fatta saltare in aria dai tedeschi. Ha vissuto sette lunghissimi mesi da sfollato assieme a tutta la famiglia in un giaciglio ricavato alla bell’e meglio dentro a un metato, quello usato per far seccare le castagne.
Le bombe sopra, gli spari ovunque, i tedeschi da un lato, gli americani dall’altro. Nel corpo e nell’anima la fame, insaziabile: una disperata ricerca di cibo che a volte si saziava con delle bucce di arancia. Oppure, per Sacchelli, lasciandosi andare fra le righe di un racconto. "Da ragazzo ho letto molti libri che mi facevano sopportare la fame". E’ la frase che Renato Sacchelli ha impresso come appello alla memoria e grido di speranza nel suo libro, "Quando cadevano le castagne. La Seconda Guerra Mondiale nei ricordi di un ragazzo della Versilia" e che oggi campeggi a caratteri cubitali lungo la ciclopedonale della Linea Gotica di Montignoso, assieme ad altre frasi di testimoni e sopravvissuti che ricordano e tramandano nel tempo ciò che è stato. Per non dimenticare.
Una frase che Sacchelli ha riletto e toccato con mano ieri, durante una passeggiata lungo la ciclopedonale con i figli Orlando e Marina, la nuora Marta, incontrando anche il sindaco Gianni Lorenzetti, l’assessore Andrea Gabrielli e la delegata alla cultura, Eleonora Petracci. Un’incisione che prima aveva visto soltanto in foto e nel progetto. L’incontro faccia a faccia con quel passato mai dimenticato si è trasformato in una raffica di emozioni: commosso e contento al tempo stesso, si è lasciato andare a un pianto quasi liberatorio. Affaticato nel corpo ma non nello spirito e nella memoria, ha ripercorso e rivissuto quei tragici momenti dello sfollamento, della guerra.
E ha ringraziato l’amministrazione di Montignoso non tanto per aver riportato la sua frase in quella passeggiata ma per l’opera stessa della ciclopedonale dedicata alla Linea Gotica: "Per quello che avete fatto per la Memoria di quel che è stato, per le frasi e le testimonianze che qui sono riportate". Ha voluto donare al sindaco e ai rappresentanti dell’amministrazione una copia del libro in cui ha raccolto le sue memorie e molte si possono trovare anche in un prezioso blog online. "Un frammento prezioso di memoria che racconta il coraggio e la resilienza di un periodo difficile – sottolinea il sindaco Gianni Lorenzetti -. Siamo profondamente orgogliosi di celebrare questa testimonianza unica, che ci ricorda il valore dei libri e della cultura come strumenti di resistenza, ispirazione e speranza. La ciclopedonale della Linea Gotica è un luogo di memoria, aperto a tutti coloro che desiderano riflettere e scoprire le storie che hanno segnato Montignoso. Un grazie a Renato per aver condiviso con noi il suo passato e per essere ancora oggi una fonte di ispirazione".