Partito da Carrara ha calcato i più importanti palcoscenici del mondo. Dopo il Conservatorio a Genova, negli anni ‘80 vinse prestigiosi premi che lo hanno portato a debuttare nel gotha della lirica. Sergio Bologna, il nostro baritono, sarà martedì alle 21 agli Animosi nel concerto diretto dal Maestro Bruno Nicoli e accompagnato dall’Orchestra regionale toscana. Il concerto di debutto alla lirica del celebre direttore della Scala vedrà sul palcoscenico, invitati dagli Amici della lirica del circolo ’Mercuriali’, il soprano Lidia Fridman e il tenore Vincenzo Costanzo. Un’occasione per Bologna, che ha iniziato la sua carriera con i più grandi nomi della lirica come Alfredo Kraus, Carlo Bergonzi e Magda Olivero, per sottolineare le magagne della nostra città e lanciare proposte valide per il rilancio culturale.
"Il concerto di martedì – ha spiegato Bologna – è un importante occasione per il pubblico per assistere a un evento raro in una provincia e degno di grandi teatri. Peccato, come al solito, che gli Animosi sia sempre meno adatto alla lirica. Manca la cassa armonica per cui soltanto gli strumenti vicini al pubblico vengono amplificati dalla cassa armonica che si trova sotto la platea. Sotto il palco c’è una colata di cemento che vanifica suoni e manda verso l’alto le note degli strumenti che si trovano dietro. Un problema che tutti i teatri storici di Italia hanno. Sono convinto che gli Animosi fra qualche anno potrà soltanto ospitare eventi culturali, non concerti e opere. Avrà una capienza sempre più ridotta. Quando il Comune acquisì il teatro negli anni 60 venne smantellata la preziosa cassa armonica, tutta di legno e graticci, e sostituita con una drammatica colata di cemento. Soltanto nell’ultima ristrutturazione grazie al nostro intervento fu realizzata un piccola cassa armonica che copre soltanto la platea. Carrara ha poi il problema del politeama. Un teatro storico che venne intitolato a Verdi quando questi era ancora vivo. Quando i progettisti Casella e Scarselli gli presentarono il disegno, Verdi stesso si entusiasmo per la capienza e dette il permesso di usare il suo nome. Adesso serve una visione sulla cultura, un sindaco che ci creda che pensi al futuro. Qui ci vuole un’idea geniale e coraggiosa della sindaca che acquisisca il politeama, lo renda pubblico e trovi in finanziamenti. Si può pensare a una cordata di industriali, ai finanziamenti fermi in Europa per la cultura. Basta avere la volontà e la sensibilità e gli strumenti si trovano. Il pubblico c’è ed è preparato, ma mancano gli spazi. Una soluzione potrebbe essere anche costruire un teatro ex novo a San Martino. Non è né giusto né popolare che una città di quasi 60mila abitanti abbia un teatro per appena 350 persone".
Tornando alla sua carriera: qual è il ruolo che più le appartiene?
"Un tempo era il Rigoletto, anche se adesso prediligo Gianni Schicchi. Sono personaggi che entrano dentro e diventano qualcosa di naturale, poi la maturità vocale e psicologica cambia e così le prestazioni. Iniziai dopo il conservatorio a cantare nel coro del Maggio fiorentino dove venni a contatto con i più grandi direttori. Vinsi poi concorsi importanti che mi assicurarono debutti in personaggi che mai più mi hanno abbandonato come Il barbiere di Siviglia".