La tecnologia in tilt non aiuta per l’efficienza dei servizi sanitari e, di certo, non agevola i pazienti. Così un semplice esame diagnostico può trasformarsi in un’odissea, tra ‘pellegrinaggi’, attese e tempi dilatati. E’ quello che è successo l’altra mattina a una donna che, accompagnata dal marito è arrivata al Noa per una gastroscopia. "Abbiamo già l’appuntamento fissato ma all’ingresso ci dicono di passare dal Cup – racconta –. Al Cup si fa la fila vecchio stile (“chi è l’ultimo?”) perché i numeri non ci sono, display spento. Dopo la fila ci dicono che non serviva farla bastava avere già l’appuntamento. Andiamo al reparto endoscopie dove ci danno un numero, aspettiamo, poi Laura fa l’analisi ma le danno un foglio da portare al Cup perché le hanno fatto anche una biopsia. Ok, vado al Cup e faccio di nuovo la fila, stavolta più lunga. Qualcuno mi dice che sono vari giorni che non funzionano i numeri. Inoltre si va molto a rilento perché i computer ci mettono molti minuti a fare operazioni che in genere ne richiedono al massimo due. Così mi dice l’impiegata che mi spiega anche perché non funzionano i numeri: le macchine funzionano ma, semplicemente (sic!) mancano i rotolini di carta. E poi aggiunge “lei vede qualcun’altro oltre a noi in giro?”. Le chiedo cosa intende. “I dirigenti... sono tutti in ferie!”. Torno con foglio vidimato al reparto e non c’è nessuno allo sportello. Devo solo riconsegnare un foglio ma aspetto pazientemente (sic). Poi dopo dieci minuti la pazienza finisce apro la porta dove c’è scritto “vietato l’ingresso” e chiedo se c’è qualcuno mi rispondono che ora arriva, poi si affaccia un dottore e mi chiede “ma deve solo darci il foglio?”. Dico sì, lo consegno e così riusciamo ad andare via. Ma prima occorre pagare 3 euro di parcheggio per essere stati lì due ore invece che mezz’ora come avrebbe dovuto essere".
CronacaL’odissea al Cup: display per le prenotazioni fuori uso