"Non chiamatela emergenza: la pandemia è arrivata in Italia ormai da 8 mesi e la situazione gravosa in cui versa la sanità pubblica è frutto di anni di tagli e di una gestione scellerata dei fondi pubblici che dura ormai da almeno quattro decenni". E’ con queste righe che il sindacato Usb inizia una lunga riflessione che accompagna l’installazione ‘provocatoria’ di una statua davanti all’ingresso dell’Ospedale delle Apuane. Un mezzobusto di una lavoratrice della sanità pubblica con le braccia incrociate in segno di protesta. Sotto una targa su cui è scritto ‘Non chiamateci eroi. Finanziamenti alla sanità pubblica - tutele - sicurezza e assunzioni stabili’. "Con questa scultura non vogliamo semplicemente rendere omaggio agli infermieri-eroi che si sono battuti per noi dall’inizio della pandemia – prosegue Usb -, vogliamo denunciare la condizione di un’intera categoria che non riesce più a farsi carico delle lacune di un sistema sanitario al collasso. L’infermiere che incrocia le braccia è il simbolo delle lavoratrici e dei lavoratori che non accettano più di farsi sfruttare, vuole essere l’immagine di chi non sopporta di farsi chiamare eroe mentre viene lasciato solo. Gli infermieri – concludono - non sono soldati, gli ospedali non sono trincee e l’unica guerra degna di essere combattuta è quella contro il sistema che sfrutta i lavoratori".
CronacaL’omaggio “artistico“ agli infermieri