
di Francesco Scolaro
La pandemia non ha acuito le dipendenze legate alle sostanze psicotrope legali, tipo vino e tabacco, o illegali (eroina, cocaina e simili) ma ha influenzato quelle comportamentali, come il gioco d’azzardo. Soprattutto ha sviluppato la dipendenza legata a internet e alle nuove tecnologie. Era inevitabile: il lockdown, totale o parziale che sia, ha cambiato il nostro modo di vivere. Ci ha costretto a relazionarci con il mondo esterno tramite uno schermo, ci ha tenuti lontani da affetti e conoscenze, dal lavoro e dalla scuola, dai locali e dalle palestre. Ha relegato le nostre vite in uno spazio sicuro, come in un liquido amniotico da cui per molti può diventare difficile uscire. Serve una ‘rinascita’ per tornare a confrontarsi con la realtà e il mondo esterno. Un lavoro complesso che tocca ai Servizi per le Dipendenze patologiche (i Serd).
"C’è stato un aumento della dipendenza legata a internet e alle tecnologie. – conferma il responsabile area dipendenze dell’Asl Toscana Nord Ovest, Maurizio Varese – Proprio per questo stiamo partecipando a un progetto nazionale, ‘Rete senza fili’, coordinato dal dottor Guido Intaschi di Viareggio, per dare risposte alle dipendenze comportamentali. Stiamo partendo con la fase informativa perché ci sono specifiche modalità di trattamento per le dipendenze comportamentali come internet ma anche il gaming, lo shopping compulsivo".
Ma come si affronta questa dipendenza?
"Il primo step è sempre quello che passa dal riconoscere che c’è un problema. Acquisire il senso della realtà, distinguere il reale dal virtuale. Bisogna riacquisire il senso del valore della vita reale, come nella ludopatia è essenziale riacquisire il senso del valore del denaro".
Come si sviluppano queste dipendenze?
"Magari sono persone frustrate dalla vita quotidiana, che non hanno raggiunto quello che sognavano. E allora nel virtuale diventano protagonisti, una vita facile, bella e gratificante rispetto a quella normale. Come nelle sale giochi, si perde il senso della realtà e del tempo, ti senti accolto e coccolato".
Come in un liquido amniotico.
"Esatto, le persone vivono in un mondo rifugio. E non se ne rendono conto magari neanche quando non hanno i soldi per pagare le bollette e il mangiare, perdono il lavoro… E continuano a farlo. Lì bisogna tornare alla realtà e il viaggio spesso non è piacevole".
Invece le altre dipendenze sono cambiate con la pandemia?
"Ci aspettavamo un picco di persone in crisi di astinenza e anche di nuovi casi, invece non c’è stato. Significa che chi faceva uso di sostanze psicotrope ha trovato canali di approvvigionamento durante la pandemia. Qualche differenza per l’alcol: con i locali chiusi doveva per forza bere in casa e questo deve aver bloccato alcuni pazienti. Inoltre molti giocatori d’azzardo hanno ridotto la dipendenza o smesso. In particolare slot machine e vlt: difficilmente chi è abituato a giocare in presenza poi si sposta sull’online dove vanno di più i giovani".
Altri effetti della pandemia sulle dipendenze?
"Lo stress, uno dei fattori principali che provoca le ricadute. La dipendenza è una malattia cronica e recidivante con una terapia che dura molti anni. Ma per ricadere basta poco: un litigio in famiglia, il lavoro che non va. La pandemia ha rappresentato per tutti noi una prova importante, ha messo a dura prova la capacità di tirare fuori il meglio nelle situazioni".