ALINA LOMBARDO
Cronaca

Mamma, scrittrice, contadina ’sentimentale‘ Francesca e i ritmi senza pausa della natura

Una vita inseguendo sogni e lottando con la quotidianità, sempre da sola: dall’azienda agricola al blog per arrivare ai libri scritti la notte. La giornata tipo: "Il lavoro nei campi, dall’alba al tramonto. In mezzo gli impegni di madre, la burocrazia, la vendita diretta dei prodotti"

di Alina Lombardo

Che le donne siano multitasking è risaputo. Alcune, poi, di compiti da svolgere ne hanno davvero tanti. E non per questo rinunciano a coltivare anche altre passioni. Francesca Pachetti ne è un esempio. Quarant’anni, vedova, madre di Gioele di 13. Vive a Montignoso. Coltiva un ettaro e mezzo di ortaggi stagionali in campo aperto, con una tecnica naturale che lei definisce "sentimentale" e che nasce dalla sintesi tra coltivazioni biodinamiche, sinergiche e rigenerative. Alleva galline e pulcini. Fa consulenze per altri agricoltori. Legge, soprattutto poesia. Gestisce “La Raccontadina”, un blog seguito da 30mila persone. E scrive. Un libro di successo, pubblicato da Pentagora: “La raccontadina. Racconti a passo di vanga”, duecento pagine di pensieri, scambi di battute al mercato, di una diretta e profonda relazione con la terra e la vita. Un altro libro quasi pronto. Tutto da sola. Giorno dopo giorno, stagione dopo stagione.

La sua giornata tipo? "A scandire il ritmo, ovviamente, è il lavoro nei campi, dall’alba al tramonto. In mezzo – dice – c’è tutto il resto: gli impegni di madre, le questioni burocratiche, la vendita diretta dei prodotti. Due giorni la settimana al campo e, in gran parte, su ordinazione. Porta a porta. Raccoglie le richieste, prepara le cassette e le consegna a domicilio. Sempre da sola. Finito il lavoro nei campi, dopo il tramonto, ci sono le chiacchiere, i compiti e i giochi col figlio. Poi la cura della casa. E quando Gioele va a dormire, il blog e la scrittura. Tre-quattro ore di sonno e si ricomincia.

Nasce a Sarzana Francesca. Madre insegnante e padre contadino che la porta con sé, a lavorare nei campi, dall’età di 5 anni. A 14 la ribellione: Francesca si allontana dalla terra e frequenta le scuole magistrali, oggi liceo delle Scienze umane. Parallelamente fa danza, pattinaggio artistico, pallavolo. Ogni volta che può scappa all’estero come ragazza alla pari. un corso triennale per diventare maestra steineriana e un corso di acquamotricità neonatale. Poi arriva il lavoro stabile come educatrice in asili nido della Spezia.

Arriva anche l’amore della vita, Matteo di Montignoso e il trasferimento, insieme, in una piccola casa in campagna. Nel lavoro di educatrice Francesca porta la sua formazione steineriana e realizza con i bambini gli orti giardino. Quello che fa le piace, ma c’è qualcosa che manca. Lo definisce con chiarezza l’arrivo della gravidanza. "Mi sono chiesta come avrei voluto crescere mio figlio – ricorda - e la risposta si è rivelata come un’urgenza: voglio stare con lui e coltivare la terra. Mi sono licenziata e ho cominciato a cercare terreni da coltivare. Da un vicino ho avuto cinquemila metri quadri di terra in uso gratuito e sono partita, o forse ritornata, a fare la contadina". Con colture di sussistenza e un orto didattico per laboratori con le scuole. Ma economicamente non basta.

"L’improvvisa malattia di Matteo – spiega - fu devastante sul piano emotivo, ovviamente, ma anche su quello economico. Così presi in affitto un altro ettaro di terreno da avviare alla produzione per la vendita". Partì in quarta Francesca, sola ma con tanta voglia di fare e condividere. Prima con il bimbo in grembo, dopo con il bimbo sulla schiena. Un piccolo allevamento di capre, conigli e galline, la fattoria didattica e la disponibilità di dare una parte di terreno a chi volesse, in una sorta di orto di comunità. Non durò molto. L’allevamento di capre e conigli si rivelò troppo impegnativo. Deludente, poi, il tentativo dell’orto di comunità.

"Erano persone – spiega – che avevano una visione bucolica della campagna. Di fronte alla fatica e alla costanza che richiede un orto, si rivelarono disinteressate e inadeguate. Troppo distanti dalla terra e da me". Tre anni fa abbandonò, questa volta con dispiacere, anche i laboratori didattici. "Non ce la facevo a far tutto. Meglio dedicarmi interamente all’ampliamento delle varietà coltivate per la vendita". È felice? "Serena – risponde –, sento di aver chiuso un cerchio. È il mio sogno. Non una favola. Ci sono problemi, fatica, sacrifici, fallimenti. Ma è giusto così. Contadina è la persona che ha deposto il suo ego e, con umiltà, accetta di essere solo una parte del tutto. E io sono contadina".