LUCA CECCONI
Cronaca

Marina ’made in Cina’. Grido d’allarme della Fipe: "Le istituzioni preservino l’identità del territorio"

Tonarelli: "Servono incentivi per i piccoli imprenditori e riduzioni fiscali. E anche politiche che favoriscano aperture di negozi legati alle tradizioni locali".

Tonarelli: "Servono incentivi per i piccoli imprenditori e riduzioni fiscali. E anche politiche che favoriscano aperture di negozi legati alle tradizioni locali".

Tonarelli: "Servono incentivi per i piccoli imprenditori e riduzioni fiscali. E anche politiche che favoriscano aperture di negozi legati alle tradizioni locali".

Qualche anno fa Forte dei Marmi si trasformò in un feudo russo e ucraino (allora, prima della guerra, facevamo di ogni erba un fascio), con l’acquisizione di diverse ville e attività commerciali. Lo scrittore e giornalista Fabio Genovesi raccontò bene quanto stava avvenendo nel libro ‘Morte dei Marmi’. Ora un fenomeno simile sta accadendo a Marina di Massa, ma russi e ucraini non c’entrano, così come non centrano le ville. Parliamo invece di bar, locali e ristoranti che sono passati (o stanno per passare) in mano ai cinesi. Un fenomeno che, a dir la verità, non riguarda solo Marina. L’"invasione" è in atto in tutta la provincia. Ma restiamo nella località principale, in termini turistici, di Massa Carrara. Sono pochi i locali storici rimasti agli apuani. Il "made in Cina" ha inglobato il Bar Tirreno, il bar La Perla, il Vr Bistrot sul viale Roma e il bar Aloha dell’ex Lago della Fiora, vale a dire la storia di Marina di Massa.

Da più parti si levano timori e preoccupazioni. E’ il caso dell’associazione di categoria Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) di Confcommercio che chiede a gran voce un intervento delle istituzioni per proteggere e valorizzare il commercio locale. Tra le proposte, incentivi per i piccoli imprenditori, riduzioni fiscali e politiche volte a favorire l’apertura di negozi legati alla tradizione locale. In molti suggeriscono, inoltre, di regolamentare l’apertura dei nuovi locali commerciali per preservare l’identità del territorio. "Il rischio – afferma Francesco Tonarelli, presidente della Fipe e titolare della storica trattoria Baria a Marina – è quello di trasformare profondamente il tessuto economico e sociale della zona. Le vetrine che una volta ospitavano negozi di prodotti tipici, boutique e attività storiche si stanno gradualmente svuotando. Sempre più negozianti, scoraggiati dall’aumento dei costi di gestione e dalla diminuzione delle vendite, scelgono di cedere i loro locali a investitori stranieri".

Costi elevati, tasse, diminuzione delle vendite. I commercianti locali da tempo avevano lanciato un grido d’allarme, rimasto per lo più inascoltato. "Il problema principale – continua Tonarelli – è il calo dell’attrattività di Marina di Massa come centro commerciale. Il turismo, principale motore economico, non riesce più a sostenere il numero di attività che un tempo prosperavano grazie a una clientela variegata, composta da residenti, proprietari di seconde case e visitatori". Un turismo alle prese anche con il problema dell’erosione della spiaggia e con la mancanza, finora, di un piano del litorale che potesse rilanciare la località. "A peggiorare la situazione – dice il presidente della Fipe – l’aumento degli affitti e la tassazione elevata hanno reso difficile per molti piccoli imprenditori mantenere aperte le proprie attività". C’è anche chi vede l’arrivo dei fondi stranieri come un’opportunità ma sono più numerosi coloro che, al contrario, temono un’ulteriore perdita di identità per la città.

"I nuovi proprietari – dice Tonarelli – spesso utilizzano i locali acquistati per aprire attività che poco si integrano con la tradizione locale. Questo sta contribuendo a un’omologazione commerciale che rischia di cancellare le peculiarità di Marina di Massa. I residenti si interrogano sull’impatto a lungo termine di questa trasformazione: se da un lato l’afflusso di capitali stranieri potrebbe portare a un rinnovamento dell’offerta commerciale, dall’altro c’è il rischio che il tessuto economico locale venga completamente snaturato, allontanando ulteriormente i residenti e i turisti più affezionati".