"L’oro bianco che imprigiona Carrara". Con questo titolo, che non lascia grandi margini di interpretazione su dove l’autore voglia andare a parare, si apre l’articolo uscito sul prestigioso settimanale ‘Internazionale’. La rivista, che pubblica articoli della stampa straniera tradotti in lingua italiana, ha usato un articolo scritto da Oliver Meiler, giornalista del quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung Magazin, per raccontare, nel bene e nel male, la capitale del marmo bianco. Nelle quattro pagine di articolo, arricchito da fotografie di una cava e un laboratorio di scultura, partendo dal marmo, il discorso si allarga a tanti aspetti della città: dall’inquinamento ambientale alla differenza di carattere tra chi abita a monte e in costa, passando ad altri temi come la grande presenza anarchica e le peripezie intorno al Monoblocco.
Vengono inoltre citati, con tanto di virgolettati, Don Raffaello, particolarmente critico verso gli industriali che ‘stanno massacrando le montagne’, l’anarchico Emanuele Zaccagna capo della Lega dei cavatori e il noto servizio di Report con la protesta che ne seguì dopo il fuorionda choc di Alberto Franchi. Indicativo e senza bisogno di spiegazioni anche il sottotitolo dell’articolo, in cui Meiler aggiunge che "la città dipende dall’estrazione intensiva del marmo. Un’attività che arricchisce poche persone, ne fa ammalare tante altre e distrugge il territorio". Leggendo con attenzione l’articolo, partendo da alcuni cenni storici sull’attività estrattiva e citando il famigerato editto del 1751 della duchessa Maria Teresa Cybo-Malaspina che diede avvio alla proprietà privata del monte, l’attenzione si sposta subito alla situazione attuale della città. Una situazione in cui, viene sottolineato (e così ci vedono da fuori), le aziende realizzano enormi profitti quasi senza sforzo, continuando a pagare pochissime tasse. Un quadro in cui viene aggiunto che Carrara è la provincia italiana con il maggior numero di tumori causati dalla pietra, ricordando come la città intera sia diventata dipendente dal suo marmo, ormai allo stesso tempo croce e delizia. Marmo che ha modellato il carattere stesso dei carrarini, definiti ‘duri e ribelli’ a differenza degli abitanti della costa ‘allegri e solari’. Infine un rapido passaggio sulle tante chiusure che la città sta attraversando, dalle scuole all’ospedale, per una città ‘prigioniera della sua storia, del mito e del territorio. Una quinta di teatro sotto quella distesa bianca accecante’.