DANIELE ROSI
Cronaca

Marmo, le ’pulci’ degli ambientalisti. Critiche al disciplinare del lapideo

Cai, Legambiente e Arci sostengono la facilità con cui il regolamento si presta ai ricorsi da parte delle aziende "L’articolo 21 non dà i benefici previsti a fronte di un esborso medio per industria pari a 15mila euro l’anno".

Le cave al centro di una vivace dibattito sulle. norme e sulle regole che disciplinano il lavoro al monte e i diritti a escavare

Le cave al centro di una vivace dibattito sulle. norme e sulle regole che disciplinano il lavoro al monte e i diritti a escavare

"Il disciplinare per la concessione delle cave sarà terreno fertile per nuovi ricorsi". Non hanno dubbi Legambiente, Arci e Cai, che tornano sul nuovo disciplinare da poco votato in consiglio comunale. "Durante la Commissione marmo – spiegano gli ambientalisti – avevamo avanzato osservazioni sul testo, ad esempio sulle ricadute socio-economiche del piano industriale in una logica di filiera e come sarebbe stata fatta la valutazione e con quale formula l’attribuzione dei punteggi. Non viene fornita indicazione chiara dei parametri o dei singoli pesi dei subcriteri per valutare. Le nostre critiche riguardano anche la scelta della durata della concessione posta a gara in 13 anni, più 2 per certificazioni ambientali, con un incremento ulteriore di 10 anni, concesso sulla base di parametri assai discutibili, come l’articolo 21 del regolamento agri marmiferi. L’amministrazione non era obbligata a tale scelta, visto che la legge regionale 35 stabilisce per la durata delle concessioni un tempo fino a 25 anni, ma non parla di un periodo base e ulteriore proroga. L’amministrazione ha seguito quanto predisposto dalla precedente giunta 5 Stelle, senza dimostrare autonomia e senza considerare le difficoltà di applicazione per l’articolo 21. Le scelte dei progetti ex articolo 21 sono avvenute senza dibattito pubblico e la città ne conosce il contenuto solo dalla stampa. L’investimento degli imprenditori a favore della città non è così vantaggioso per i cittadini, se si considera che i costi dei 19 progetti approvati vanno suddivisi tra le 69 aziende che li hanno presentati: 371mila euro a testa, che spalmati sui 25 anni della proroga fanno meno di 15mila euro l’anno: poco a fronte degli utili stratosferici delle imprese. Se l’amministrazione ritiene che 25 anni di concessione per le cave siano congrui, li assegni subito – sottolineano – e si faccia pagare bene dai baroni del marmo, fissando parametri chiari che non diano adito a ricorsi. Se invece si ostina a voler suddividere i 25 anni in due fasi, almeno scelga parametri meno vaghi degli attuali. Manteniamo un giudizio negativo sulla disciplina approvata e ci auguriamo che, dati i tempi biblici della messa in gara delle concessioni, sia possibile un’inversione".