Con l’anno nuovo è ripartita la guerra del marmo con tutta una serie di nuove carte bollate indirizzate alla sindaca Serena Arrighi e alla sua giunta. Il nuovo regolamento sulla tracciabilità non piace, come non piace il nuovo prezzario del marmo. Gli industriali si sono nuovamente rivolti al Tar, stavolta per chiedere la sospensiva del regolamento sulla tracciabilità dei materiali lapidei, dopo che si erano già rivolti al Tribunale amministrativo per metterne in dubbio la legalità.
Intanto in questi giorni gli avvocati delle imprese sono al lavoro per nuovi ricorsi contro le nuove tariffe merceologiche. Il nuovo regolamento avrebbe dovuto entrare in vigore con il 2025, ma il ricorso al Tar potrebbe frenare la nuova formula, nel caso dia l’ok alla sospensiva in attesa dell’udienza contro la tracciabilità. E così dopo la pioggia dei nuovi 14 ricorsi e della richiesta di sospensiva il Comune corre ai ripari e nomina un legale esterno per la difesa. Anche stavolta l’avvocatura di palazzo civico non se l’è sentita, e ha preferito non assumere in prima persona la difesa dell’ente: per questo la tutela è stata affidata per 125mila euro a un legale esterno.
In questa guerra che da anni vede imprese e Comune le une contro l’altro c’è anche chi si è rivolto per la prima volta in via straordinaria al presidente della Repubblica. Si tratta della Apuan Marble, capofila di questo nuovo filone dei ricorsi. A cui si aggiunge l’atto con contestuale istanza di misure cautelari presentato da Gemignani e Vanelli Marmi. Insomma gli industriali del marmo non intendono cedere sul cavillo che prevede che gli informi abbiano la lavorazione in loco al 50 per cento, allo stesso modo dei blocchi.
Questo perché al monte sostengono che la lavorazione degli informi non possa rientrare nella filiera corta dal momento che tale prodotto ha una resa inferiore al 30, 40 per cento. L’amara pillola è stata notificata dal Tar alla sindaca Serena Arrighi e all’ufficio Marmo di palazzo civico un paio di giorni dopo Natale. Queste le aziende che hanno impugnato la tracciabilità sulla lavorazione dei materiali da taglio delle cave di Carrara nel sistema produttivo della filiera locale: Gemignani e Vanelli, Poggio Silvestro Marmi, Carrara Marble Way, FT Cave, Monte Maggiore Marmi, Marmi Carrara Lorano, Marmi Pregiati Carrara, Beran, Fantiscritti, Figaia Cave, FB Cave, Giulio Faggioni Scarl, Sam, Gmc. Il tutto è riportato nella delibera di giunta del 7 gennaio dove si spiega che in vista di questi ricorsi il Comune si è costituito in giudizio, sia per il Tar sia per il ricorso straordinario depositato direttamente al Capo dello Stato.
"Ritenuta, quindi, la necessità di provvedere con urgenza, vista l’istanza di sospensiva – si legge nel documento –, all’individuazione di un legale esterno a cui affidare la rappresentanza in giudizio per la tutela dei propri interessi". I ricorsi contro il Comune, l’articolo 21, il riconoscimento dell’enfiteusi perpetua e dei beni estimati ormai non si contano più. Tant’è che il Comune ha dovuto creare un’apposita voce di bilancio ‘chiamata spese legali settore lapideo’.