Massa, 30 marzo 2019 - Come faceva la droga a entrare in carcere? Chi riusciva a farsi beffe dei rigidissimi controlli ai varchi d’ingresso? Risposte arrivate al termine di un’indagine dei carabinieri del comando provinciale di Massa e della polizia penitenziaria, culminata con una raffica di arresti e denunce fra detenuti, alcuni familiari e un infermiere da tempo in servizio come collaboratore proprio all’interno della casa circondariale. Traffico di sostanze stupefacenti (cocaina) ed estorsione i reati contestati a vario titolo agli indagati: da parte dei due detenuti sarebbero emersi anche «episodi di minacce e violenze nei confronti di altri carcerati e anche ad un’agente della penitenziaria» come spiegato ieri dagli inquirenti «volevano imporre la loro legge».
Quattro le misure cautelari di cui due in carcere (ai detenuti, ora trasferiti), una ai domiliari alla compagna di uno dei due e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e divieto di avvicinamento al carcere per l’infermiere. Indagati a piede libero due familiari dei carcerati e una coppia di stranieri accusata di fornire la cocaina alla ‘gang’. Per far entrare la droga in via Pellegrini tutto ruotava intorno alla figura del professionista in servizio all’infermeria: era lui l’anello di congiunzione fra i due detenuti e i rispettivi famigliari che dall’esterno dovevano rifornirli di piccoli quantitativi di droga. Le comunicazioni avvenivano attaverso la corripondenza autorizzata: nelle lettere insieme a frasi d’affetto e bigliettini d’amore alla famiglia, c’erano anche alcuni messaggi subliminali con le indicazione su come e quando far recapitare la droga attraverso l’infermiere, considerato l’unico in grado di poter passare inosservato ai serratissimi controlli d’ingresso.
La merce era poi rivenduta ad altri detenuti a prezzi anche 3-4 volte superiori rispetto al loro reale valore, proprio per l’alto rischio corso dai ‘fornitori’ nell’approvvigionamento. E chi non pagava finiva nei guai come emerso nel corso delle indagini: prima scattavano le minacce all’interno delle celle, quindi i tentativi di estorsione nei confronti dei familiari per costringerli a pagare i ‘debiti’ contratti dei figli in carcere. I carabinieri hanno seguito i movimenti dell’infermiere scoprendo i fitti contatti con i familiari dei detenuti. E, soprattutto, il suo ruolo di corriere della droga finito ieri mattina con il blitz di carabinieri e polizia penitenziaria.
Claudio Masseglia